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Questa contrada prende nome dai ganci d’una forca in muratura quivi piantata. Il 19 gennaio 1770, venendo per terra da Messina, Brydone, nel vederla scrivea: «Presso alla citt

Un salumiere, con una frangia di salsiccie sulla porta, che esponeva in vetrina una testa di maiale con un limone fra i denti, in mezzo a due colonne di formaggio; e un beccaio che metteva in mostra la sua merce sanguinolenta, dei pezzi di carne floscia, coi muscoli scorticati, delle testine pallide di vitello cogli occhi stravolti dalla morte, degli agnellini cogli occhi fuori dal cranio sanguinoso col ventre aperto, dei cuori, dei fegati, dei polmoni appesi ai ganci, come trofei d’un massacro.

A lato del camino, su due scansie, una lista di piatti di peltro in costa e una di terraglia smaltata, e in basso due secchie a foggia d'anfora, di rame lustrato, appese a ganci di ferro orizzontali. Nel mezzo un tavolo ovale rivestito di noce in parte scrostata, e una pila di tre mattoni che pareggiava la differenza d'un piede rotto.

Io congiunsi le mani in atto di preghiera, essa mi guardava fisso, e pareva che mi dicesse: t'aspetto. Le feci cenno che sarei ritornato, e andai non so dove a prendere una scala di corda. La scala aveva da un lato due ganci, che gettai sul balcone. La contessa Savina non si prestò, si oppose; essa aspettava sempre pallida e immobile.

Ognuno dei miei 7 compagni auto-mitraglieri pretende che la sua amante blindata sia più veloce della mia. Le 8 donne d'acciaio lanciate gareggiano, gareggiano, gareggiano, precipitando il ritmo dei loro cuori-motori fra i mille ostacoli ganci ombre insidiose, riflessi lunghi e corti, rosse occhiate languide delle bettole e maledette lanterne dei passaggi a livello. Il mare si precipita contro le scogliere sotto la strada, infrangendo con fracasso ogni barriera. Folla urlante di onde-faccie schiumose di sudore rosso per vedere, per vedere la corsa delle blindate impazzite. Entrando in Genova la mia 74 è in testa. Ritmo perfetto, dominatore del cuore-motore obbedientissimo a me. Rallentiamo sotto la curiosit

Nel premere fra le mie due mani l’incavo de’ suoi fianchi, perchè si slacciassero i ganci, mi pareva di stringere fra le dita il bel collo di un levriero, focoso e docile. In quella fragilit