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Ha avuto un colpo di sole; ha visto il Gambetta nel colmo della sua potenza e n'è rimasto abbagliato. Infatti, nei primi capitoli del romanzo il lettore non può far a meno di pensare al Gambetta; i nomi cambiati non riescono a ingannarlo. Aps è Aix; Numa Roumestan è il gran latino che ha conquistato nuovamente la Gallia. «Quella festa del concorso nazionale nell'arena d'Aps (mi sia permesso ripetermi) sotto il sole cocente, con quella folla in ammirazione davanti al grand'uomo di provincia, Numa Roumestan, che distribuisce a destra e a manca saluti alla buona, strette calorose di mano, incoraggiamenti e promesse d'ogni sorta mentre le bande strepitano e i contadini si slanciano a ballare la farandole al suono del piffero e del tamburo del Valmajour, primo tamburinaio della Provenza; quella festa ci richiama alla mente altre riunioni della stessa natura, delle quali abbiamo letto le descrizioni nei giornali, quando il latino dalle larghe spalle e dalla parola possente andava attorno per convertire le turbe al suo vangelo opportunista. Poi si torna indietro, assistiamo ai primi passi del grand'uomo nella carriera politica. Quella testona dalla nera capigliatura che gli mangia met

Fece lo stesso nel caso di cui parliamo. Le sue parole calorose che mi avevano riscaldata la mente e costretto a pensare, echeggiavano ancora per così dire, ch'egli cominciò a dire il contrario. Rivoltò tutti i propri argomenti, mise in ridicolo le proprie idee e seppe quasi provarmi che tutta l'arte non è che un meccanismo, che ogni cosa si può fare con certi elementi e che, purchè si faccia uno sforzo di volont

Tuttavia egli si sarebbe preso l'impegno di farglieli amare se... Questi puntini significanti che ricomparivano di tratto in tratto tenevano luogo delle frasi più calorose ch'ella non avrebbe permesse... E molto vaghe, molto discrete erano anche le allusioni all'ufficialetto di marina del quale nei primi tempi, quando nulla di grave era successo, ella gli aveva parlato frequentemente.

Più nuovo assai però era il sentimento di profonda tristezza da cui si sentiva invadere di giorno in giorno nella lotta contro quell'incredibile impotenza che lo teneva ostinatamente chiuso nello studio dalle otto di mattina alle sei di sera, e che gli faceva sfuggire gli allegri ritrovi di amici e di confratelli d'arte da lui frequentati per riposarsi dall'assiduo lavoro giornaliero e per prendervi anche alimento di forze produttive tra le calorose discussioni.

Le congratulazioni di San Giustino e di Zonnini non erano le meno calorose, quantunque il primo trovasse che il suo collaboratore aveva avuto torto a far un discorso da Presidente del consiglio, e il secondo, invidiosetto per sua natura, giudicasse in cuor suo l'eloquenza di Varedo un po' vuota ed enfatica. Magnifiche frasi, chi lo nega? Ma sotto il brillante involucro, che cosa c'è?

Ma se domandavano: «E Sergio, il nostro caro Sergio, come sta?» e si sentivan rispondere da Lidia: «Bene, grazie. È nello studio; ora lo faccio chiamareaddio speranze, addio preliminari e discorsi sentimentali!... Però, quando compariva io, le strette di mano eran così calorose come tornassi da un viaggio di circumnavigazione.

Le sue maniere erano distintissime, ma poco calorose. Non un gesto, parlando, per rilevare l'espressione di una voce, d'ordinario sorda ed incolore. Non era parlatore. Al contrario, il suo verbo era corto, quando alcuna passione nol dominava. Sotto l'impulsione di un affetto qualunque, però, egli diventava eloquente, poeta, ed aveva un accento sarcastico ed amaro.

Di sotto un pergolato, sbucò, abbaiando festoso, Moro, il vecchio cane da guardia, che s'era ammansato con gli anni e ormai non si teneva più alla catena. Con l'ombrello il giardiniere difendeva la signora dalle dimostrazioni troppo calorose di quella bestia fradicia e impillaccherata.