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POPPEA Non la beltá per certo; ognor la mia prevalse agli occhi di Nerone: io temo il finto amor, la finta sua dolcezza; l'arti temo di Seneca, e sue grida; e della plebe gl'impeti; e i rimorsi dello stesso Nerone. TIGEL. Ei da gran tempo t'ama, e tu nol conosci? Il suo rimorso è il nuocer poco. Or, credi, a piú compiuta vendetta ei tragge Ottavia in Roma.

La fama, il grido e l'onorevol suono di vostra gran beltá, madonna, è tale, che 'n voi tanto 'l desio giá spiega l'ale, che non mi val s'addrieto il giro o sprono. Di che s'al nome sol l'arme ripono con cui spuntai d'Amore piú d'un strale, or che fia poi vedendo l'immortale aspetto vostro, a noi raro dono? Ma, lasso!

Finalmente ella parte, sorretta dalle compagne e mandando indietro lunghi sguardi a Dushmanta. Egli, rimasto solo, mette sospiri, pensando alla beltá di Sacontala: E non dovrò piú rivederla! Ah, no! Cercherò i servi miei; qui... qui intorno fermerò il mio campo. Non so cessare dal diletto di rimirarla. E come potrei volgere ad altro i miei pensieri?

Laonde chiunque al primier assalto la vede, subitamente vien constretto a prorumpere in coteste simili parole: Or non piú fama, or non piú 'l sparso grido l'unica sua bellezza mi dichiara; ché, mentre agli occhi nostri non fu avara, vidila , che cosí ardendo i' grido: Per l'universo non che 'n questo lido piú bella, accorta, pronta, onesta e rara donna chi vide mai? quivi s'impara nata beltá d'Amore ad esser nido.

O Lardone, e nel regno d'Amore trovasi piú gran mostro? LARDONE. Veramente mostro di crudeltate! Finite pure. ANTIFILO. «... Dite che son bellissima, che la mia beltá vi trasse a mirarmi e che d'allora in qua Amor si fe' signore e tiranno del vostro cuore; e che amando me, io obbligata sono a riamarvi.

Onesto e lieto sguardo, che 'namora ogni aspro e rozzo core, onde immortale so ben che a tal beltá l'avrei pensato, se allor io fussi, quel ch'oggi son, stato! «Natura Dei est invisibilis; potest tamen videri in aliqua spetie quam ipse elegerit». AUG.

La poesia moderna può dirsi figlia dell'amore, da che, piú che dalle tradizioni religiose ed istoriche, emerse dal nuovo sentimento amoroso. Un entusiasmo, ignoto a' greci, trasformò il rispetto col quale i germani giá da gran tempo nelle lor selve onoravano le donne, in una estetica deificazione della beltá femminina.

Eran le dua sorelle omai d'ira, per la puntura di sue lingue, in cima, che fu tra lor per esser pugna dira. Ma grave donna di molt'altre prima, dolce cantando, fuvvi sopraggiunta, la cui beltá non quanta sia s'estima. Un'arpa con sua voce ben congiunta fece che da le dua giá in arme prone la gara venne tostamente sgiunta.

E noi dissero eglino, noi abbiamo altro Dio, altro culto; abbiamo anche noi le nostre superstizioni; abbiamo altre leggi, altri costumi, altre inclinazioni piú ossequiose e piú cortesi verso la beltá femminina. Caviamo di qui anche noi le malie nostre, e il popolo c'intenderá.

Dunque sei quella mastra, quell'altrice, quell'onoranda madre, quella grande di Dio ministra e del mio ben radice? Ecco se lunge tua beltá si spande, o causa se non prima, almen seconda, ecco se chiara sei da tutte bande! Verd'è la terra, gialla, rossa e bionda, che 'l tuo pennello intorno mi la pinse e mi la rese agli occhi gioconda.