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Un alle sale di Dogliani aveva A non lieto convito egli parecchi Fervidi amici accolto, a consultarsi Coi lor fidi intelletti e a stimolarli, Prodigando con bello accorgimento Lodi e parole di speranza e preghi. Dopo la mensa i congregati forti, Nel bollor de' pensieri e de' colloqui, Facean di voci rintronar le auguste, Adornate di ferri, alle pareti, Allor ch'entrò il valletto d'armi, e nunzio Fu dell'arrivo d'Eleardo. Al nome D'Eleardo s'aggrottano le ciglia De' ghibellini. Ingresso entro tue mura Darai, Giovanni, all'arrogante guelfo? Venga il fellon. Certo, Manfredo il manda: Udirlo giova. Non sapeano alcuni Infra quei generosi fremebondi Ch'Eleardo si fosse un di coloro, I quai, vedute l'ultime rapine, Disperata battaglia avean con gloria, Benchè indarno, arrischiato entro Saluzzo. Ei nella sala addotto vien. Severo Salutevole cenno appena a lui Movon gl'irati ghibellini. Donde Tu, guelfo, a me? Sir di Dogliani, al cielo Piacque arricchir le avite mie castella Di non lieve tesor. Vedi tal borsa E orïentali perle ed adamanti, Che saranno alcun che, perchè s'affretti Dell'infelice signor mio il riscatto. -Che veggo? Agli occhi miei creder poss'io? Tu che a Manfredo!... A lui sacrato ho l'armi Credendol pio liberator: lo vidi Menzognero e tiranno, e gli ho disdetto Il non dovuto mio servigio. Ai torvi Cavalieri asserenansi le fronti: Esultan, cingon l'arrivato prode, Gli stringono la destra, e per quegli ori Da lui recati, soverchiare omai Veggion quanto al riscatto era mestieri, E benedicon Dio. Quel medesmo Andò il sir di Dogliani al regio campo; La libert

Nel restituirle il lavoro sui *Mesi dell’anno israelitico* non posso a meno di porgerle le più sincere congratulazioni per essere riuscito a condurre a termine un’opera molto pregevole, che arricchir

Un'ora vi riesce scarsa per veder di sfuggita tutta quella mostra di tesori, che basterebbero a saziar l'ambizione di dieci Regine e ad arricchir gli altari di dieci basiliche; e quando il sacrestano, dopo avervi fatto vedere ogni cosa, cerca negli occhi vostri l'espressione della meraviglia, non vi trova che quella d'uno stupore attonito, che accusa l'immaginazione vagante altrove, lontano, nelle reggie favolose delle leggende arabe, dove i genii benefici accumulano tutte le ricchezze sognate dall'ardente fantasia dei Sultani innamorati.