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Ma su questo tema torneremo di qui a poco; per ora è un immenso vestibolo che ci si spalanca dinanzi a lasciarci spingere uno sguardo per entro a una sala vastissima di cui non saprebbesi più oggidì far la chiave di vôlta, e su di un banchetto lungo a veduta d'occhio circondato da una selva di olivi, di mirti, di oleandri, ornato a sopraccarico di vasi, di anfore, di mescirobe, di guastade d'oro, d'argento, di porfido, d'agate, di lapislazzulo. Variet

Allorchè consumate le vivande vennero recate nuove anfore di vino, ed i calici girarono ricolmi nelle mani de' commensali, si ripetè più volte da tutti acclamando il nome del Castellano, come solevasi fare alle mense de' gran personaggi, il che dicevasi gridare il nome del nobile convitante; si fecero in seguito gli evviva a Gabriele ed al Cancelliere Messer Tanaglia pel prospero ritorno dalla loro perigliosa spedizione. Messer Tanaglia, ringraziando umilmente, lesse in contraccambio un suo brindisi, in cui era espresso in durissimi versi un invito a Bacco a discendere dall'Olimpo e venire col

La carovana attraversò un atrio pompeiano, dove sul muro videro graffite delle figure bellissime di fanciulli ricciuti, di vergini con anfore in mano e di satiri con tirsi inghirlandati di pampini, saltellanti e festosi.

La madre Cornelia venne sola a chiedere che tu le rendessi il suo figliuolo. Popolo! Popolo! Anima di sabbia dove un perpetuo amore scrive senza posa, e dove la eterna ingratitudine del continuo cancella, dov'eri allora che Cornelia errava muta lungo le tue rive in cerca del trucidato figliuolo? sussurrante nelle taverne della vile Suburra, fra le anfore di vino e i ceci fritti .

L'ulivo, chiamato dai nostri padri il re degli alberi, è una grande risorsa pei paesi del mezzogiorno. Dove il clima è rigido e freddo, l'olivo non attecchisce, e per renderlo fecondo sarebbe necessario ripararlo dalle inclemenze della stagione. L'olivo si riproduce in più modi, ma il più semplice è quello di seminar sul terreno dei noccioli d'oliva. E quanto tempo deve scorrere prima che quel nocciolo nascosto sotto terra ci dia le anfore di olio finissimo o anche le olive da mettersi sotto sale! È anche da osservare che essendo il legno del nocciolo estremamente duro, bisogna, prima di riporlo nella terra, schiacciarlo; e aver molta cura di non offendere la mandorletta o germe, il quale, trovandosi a contatto immediato col terreno, avr

Di tal modo, in breve, quel vastissimo luogo divenne quasi angusto per tanta gente. Una gran fiamma, erumpendo allora da più fascine appoggiate a' grandi alari di bronzo, s'innalzava gigante crepitante, scomparendo coll'acuta sua lingua, sotto l'immensa cappa di un camino straricco di sculture a tutto rilievo, di proporzioni rispondenti a quelle della sala, e innanzi a cui stavan disposti una trentina di sedili. La ricchezza onde la sala era addobbata era certamente straordinaria, ma in tutto militare, senza impronta nessuna dell'eleganza squisita di quel secolo; nel mezzo una tavola lunga e stretta, ingombra di vasi, di vassoi, di anfore, di mescirobe, di guastade, di fiale, di calici. I vini di Sciampagna, di Borgogna, di Provenza, tutte le ragioni dei vini di Francia, e le più squisite d'Italia e di Spagna, attendevano col

Dunque, reo confesso? Oscar più, meno. Il Commissario Ci dica, ora, che cosa ha rubato. I danari contenuti nello scrigno? Oscar No! Il Commissario I ninnoli d’argento? Oscar No! Il Commissario Gli oggetti d’avorio? Oscar No! Il Commissario Il tamtam giapponese? Oscar No! Il Commissario I ventagli? le anfore? i tappeti? le seggiole? i muri? Oscar No! No! Il Commissario Oscar

Ella, composta in vago atteggiamento, a mezzo de la rara conca emerge; e la fante con anfore d'argento pianamente d'ambrate acque l'asperge. Al diletto ella freme, e con un lento gesto la chioma rorida si terge. Come tondi i ginocchi e come bianchi! Han dal respiro un dolce moto i fianchi e il petto ad ogni brivido s'aderge.

O divina, divina Pomona! alma figlia di Demeter, la terra, io ti amo tanto dippiù della infida Flora; tu sei buona, forte e robusta e ricerchi i raggi passionati del sole; tu sei rigogliosa ed oltre ai frutti hai le foglie larghe, brune, vellutate e ti amavano anche il vecchio e giocondo Anacreonte, il sorridente e grave Virgilio, e Orazio e Catullo ed i cento poeti greci e romani che si coronavano, è vero, di rose, ma te cantavano sulla mensa accanto alle snelle anfore del Falerno.