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E di questo dubbio, che glie ne era venuto, voleva intrattenersi Martino Alonzo Pinzon coll’almirante.

Del malvagio proposito non dubitava l’almirante, mentre governava verso la Pinta per recarle soccorso. Ma il vento soffiava gagliardo, il mare ruggiva, e con quel tempo era più facile investire la Pinta che accostarsi al suo bordo. Per fortuna, il comandante della nave era Martino Alonzo Pinzon, e questi non era della opinione dei padroni, in materia di parziali avarie.

Sicuramente, le maraviglie descritte da Marco Polo non avrebbero indugiato a mostrarsi. E questa non era solamente la speranza di Cristoforo Colombo, ma anche quella di Martino Alonzo Pinzon.

Che ha fatto Alonzo d'Ojeda? Che diremo noi del Cabral? Il valentuomo ha scoperto sei anni or sono il Brasile, per caso, girando troppo largo dalle isole di Capo Verde, e sviato ancora dalla tempesta, con quell'armata che doveva condurre alle Indie orientali.

Entrano vari MARINARI. Su, cuori miei: presto, presto, cuori miei! Forza! forza! Serrate il bompresso. Attenti al fischio del Padrone! Soffia finchè tu non ne possa più, vento mio: finchè abbiamo spazio! Entrano ALONZO, FERDINANDO, ANTONIO, SEBASTIANO, GONZALO. Bravo mastro: mi raccomando di stare attento. Dove è il Padrone? Siate uomini! Fatemi la grazia di starvene giù, per ora!

A Miranda. Su, via seguimi e non parlarmi in suo favore. Un'altra parte dell'isola. Entrano ALONZO, SEBASTIANO, ANTONIO, GONZALO, FRANCESCO, ADRIANO, ARIELE. Ve ne prego, o signor, siate contento: per voi come per noi c'è ben ragione d'essere lieti: poi che di gran lunga la salvezza ogni perdita sorpassa.

Bene operava Cristoforo Colombo, resistendo alle domande di Martino Alonzo Pinzon. I suoi computi potevano essere errati; sicuramente lo erano, ma non in guisa da giustificare le speranze precoci della sua gente, poichè la distanza tra l’Europa e il Nuovo Mondo dovea riscontrarsi anche maggiore delle settecento leghe immaginate da lui. Per intanto egli manteneva la sua autorit

Quell'amico era Amerigo Vespucci, che al tempo del terzo viaggio di Cristoforo Colombo al nuovo Mondo, era stato con Alonzo d'Ojeda alle Antille, in quella spedizione che fu il primo colpo dato da re Ferdinando ne' suoi patti solenni coll'Almirante maggiore del mare Oceano e Vicerè governatore generale delle Indie.

E come fu grande la vergogna, così fu grande il rimorso. Martino Alonzo pensò all’arroganza, alla insofferenza d’ogni freno e d’ogni autorit

IV, docum. 6, allo art. 40, si legge: «La qual pace noi Pietro per la grazia di Dio re d'Aragona e di Sicilia sopraddetto, accordiamo pel regno di Sicilia, per noi e per la nobile regina nostra moglie e per l'infante Giacomo nostro figlio, che dev'essere erede dopo di noi nel detto regno, dai quali la faremo fermare e accordare; e pe' regni nostri d'Aragona, di Valenza e di Catalogna, per noi e per l'infante don Alonzo nostro primogenito, erede dopo di noi ne' detti regni, ec