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Aggiornato: 31 maggio 2025


A questo ragionamento, che era religiosamente e politicamente ortodosso, non seppe che cosa rispondere Martino Alonzo Pinzon. E l’autorit

Mentre il fratello di Guacanagari teneva questi discorsi con la sua bella figliuola, e più si sgomentava quanto più si raffigurava imminente il pericolo, la Nina, preceduta dalla Pinta, entrava in una rada, nella quale metteva foce un bel fiume. Era quello il fiume in cui, durante la sua diserzione, Martino Alonzo Pinzon aveva trafficato coi naturali. Cristoforo Colombo aveva manifestato il desiderio di visitare quella parte della costa; e non senza una ragione più forte, che non fosse la curiosit

E allora anche Martino Alonzo Pinzon uscì dal suo nascondiglio. Un buon pretesto per quel suo rimanersi sotto la tenda, lo aveva; e se anche non fosse stato buono, egli non doveva render conto degli atti suoi a nessuno.

Stringeva nel pugno l’asta dello stendardo; lo stendardo della capitana, quello che portava il gran crocifisso in campo bianco; mentre gli altri comandanti, Martino Alonzo Pinzon, della Pinta, e Vincenzo Yanez, della Nina, discesi anch’essi nei loro palischermi, impugnavano gli stendardi delle loro navi; di bianco, alla gran croce di verde, accostata dalle iniziali del re Ferdinando e della regina Isabella, sormontate dalla corona reale.

Si stette due giorni in attesa di una propizia occasione, ma invano; e l’almirante, non volendo perder tempo a bordeggiare in quelle acque, si lasciò addietro la Pinta, ordinando a Martino Alonzo Pinzon di approdare quando potesse, e di cercare un’altra nave, per dare il cambio alla sua. Egli intanto andava con le altre due caravelle alla Gomera, per il medesimo intento.

Entrano ALONZO, SEBASTIANO, ANTONIO, GONZALO, ADRIANO, FRANCESCO e altri. Per nostra donna! o Sire, io più non posso andare innanzi: mi fan male l'ossa mie vecchie ed è in un vero labirinto che ci siamo perduti, in mezzo a strade diritte ed a meandri. Ho gran bisogno di riposare. O mio vecchio fedele, non posso biasimarti. Anch'io son stanco fino a perderne i sensi. Siedi dunque e riposati.

Martino Alonzo Pinzon non rèsse a quel colpo. Gi

È lecito di sorridere delle illusioni di Cristoforo Colombo, partecipate ed accresciute da Martino Alonzo Pinzon; ma non è altrimenti lecito di riderne. Il sorriso è sempre benevolo: significa qualche volta la condiscendenza; qualche altra è un giudizio pietoso che facciamo di noi medesimi, stimandoci pienamente capaci, nelle stesse condizioni, di cadere negli stessi errori. Ridere, per contro, è da orgogliosi che si credono infallibili ed impeccabili; significa l’ironia, il sarcasmo, lo scherno; abbonda di solito nella bocca degli sciocchi, e in quella degli ignoranti, loro amici e compari. Vogliate, di grazia, considerare una cosa, anzi due. Prima di tutto, bene aveva potuto Cristoforo Colombo argomentare l’esistenza di un continente di l

Alcuni di essi, come Pedro Alonzo Nino e Sancio Ruiz della Nina, stimavano sicuramente di essere molto distanti dalle Canarie. Forse meno sincero, perchè più desideroso del ritorno, era Bartolomeo Roldan, altro pilota della Nina. Ma niente affatto sincero, e più caldo sostenitore della grande distanza, era Perez Matteo Hernèa, pilota della Santa Maria.

Angeli buoni salvate il Re. A Sebastiano e Antonio. Che cosa c'è? A Alonzo. Su! Sveglio. A Sebastiano e Antonio. Perchè le spade sguainate? E cosa vogliono dire quei sinistri sguardi? svegliandosi. Che c'è di nuovo? Mentre vegliavamo sopra il vostro riposo, in un istante medesimo un rumore udimmo come ruggir di tori o di leoni. È questo che vi ha svegliati?

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