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Costui l'aveva ammaliata col suo sfarzo, co' suoi diamanti, colle sue nuvole indiane, col suo parlare alla spiccia di tutte le parti del mondo, col suo usar dimesticamente con tutti i gran signori forestieri. Non c'era infatti milordo inglese, o principe russo, o barone tedesco, il quale venisse a Genova e non fosse, un giorno dopo il suo arrivo, il fido Acate del conte Alerami. Tutti parlavano di lui, dei suoi modi eletti, de' suoi diamanti che venivano direttamente da Golconda, del suo cavallo arabo che era dono del pasci

Ma il tedio era sparito, dopo le prime visite del conte Alerami. La contessa Cisneri moriva dal desiderio di farsi scorgere in trionfo, bella della sua nuova conquista, e l'unico tedio che ancora sentisse era quello del povero giovine, il quale era innamorato più che mai, voleva capire che il suo regno era finito.

Da' suoi discorsi si poteva qualche volta trapelare che avesse guerreggiato contro gli Indiani, o che avesse passato il suo tempo alla caccia delle tigri e degli elefanti, od ancora che avesse sfruttato una miniera di diamanti. Il conte Alerami parlava molto; ma, con tutte le sue chiacchiere, stava sempre chiuso come un nocciolo di pesca.

Questo signor Alerami non si sapeva donde venisse. Il suo titolo di conte palatino non chiariva nulla, perchè poteva averlo ereditato da' suoi maggiori, oppure ottenuto egli stesso, poniamo, dal Papa. Egli si diceva nato fuori, di parenti italiani; parlava tutte le lingue, ed era stato dappertutto, ma nell'India più a lungo che altrove. Che cosa avesse fatto in India non diceva.

Vide da lungi sulla terra il conte Alerami, bello, guardato e vagheggiato da tutte le donne, sfolgoreggiante di diamanti, caracollare superbamente sul suo cavallo arabo, e non seppe tenersi dal sospirare.

Per non tener a bada oltre il bisogno i lettori, diciamo che da un mese appena le era stato presentato Edmondo Alerami, conte palatino; un bel giovinotto sui trentadue, il quale aveva due occhi assai belli, sebbene dintornati da certe grinze che accennavano una vita scapigliata anzi che no, naso aquilino, baffi folti che gli scendevano sugli angoli delle labbra per rialzarsi superbamente in due punte attorcigliate, e un'ariona da principe indiano, a cui dava maggior risalto il suo viso abbronzato.

Matilde ebbe paura di trovarsi lassù, e fece come una delicata signora che salita in barca rabbrividisce al primo ondeggiare del legno e grida di voler scendere a terra. Ed eccovi da capo con le frasi sonanti! rispose ella, cogliendo la palla al balzo. Il conte Alerami è un cavaliere garbato, e voi avreste il torto a credere che io....

Oh, lasciate queste gioie meschine al conte Alerami, che per lui saranno forse il colmo della felicit

L'uscio si aperse, ed entrò la cameriera ad annunziare l'arrivo del conte Alerami col marchese De' Carli. Ah! lo sapeva che non sarebbero stati molto a giungere! esclamò la contessa. Signore, eccovi dunque contento! Il marchese De' Carli è la lingua più lunga di tutta Genova, e si piglier

Ho promesso al conte Alerami.... ho accettato ch'egli venisse ad accompagnarmi dai Torre Vivaldi; e senza mettere in conto che io fallirei alle buone creanze verso la Ginevra, il rimanere a casa sarebbe una vera scortesia, usata, senza una ragione al mondo, a quel povero conte.