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Aggiornato: 27 agosto 2024


Ora in fondo a questo corridoio marino, i tre Venti affondano le dita nel mare e tutte grondanti le fanno scorrere, scorrere, sui giardini di Messina e su quelli odorosissimi di Siracusa perchè siano impregnate del profumo lieve danzante punzecchiante dolcissimo dei limoni, degli aranci e dei mandarini.

Ecco: i binarî lucenti indolentemente si torcono, e frenetici sembrano nella pigra mollezza delle loro torsioni... I binarî lucenti, pur rimanendo immobili e silenti si slanciano, accaniti a raggiungere in cielo le fulgide costellazioni che viaggiano!... I binarî lucenti sembran tremare di gioia, allacciando con grazia sul basso orizzonte i moribondi fuochi della sera, densi come un belletto roseo... Son cento? Mille? Diecimila?... Assai più!... Innumerevoli sono i grandi occhi violetti, verdi e rossi dei fantastici tram i grandi occhi che scivolano, che affondano in folla, cozzando fra loro ed incrociando le loro ciglia di fuoco... Pazzia!... Pazzia! Lontano, lontano sulla strada, ecco scoppiano gli occhi rabidamente, e si mordon l'un l'altro, simili a bocche d'orco che azzannino corpi infantili... Pazzia! Pazzia! I grandi occhi si tuffano, svaniscono, s'involano, lottando di velocit

I portatori si attaccano alla slitta appoggiando la schiena al cassone colmo di minerale: abbrancano solidamente le due sbarre, irrigidiscono le gambe e si slanciano nella voragine. Il loro corpo fa, precipitando, una linea quasi orizzontale, quasi parallela al terreno, tanto che, la palma del piede non tocca mai la terra; vi affondano invece il calcagno e menano le gambe rigide come stantufi.

Concedon l'alme, e li venali artigli Affondano nei fianchi De l'abusate vergini, ed i figli Sotto agli occhi dei padri infermi e bianchi Svenano. O voi, più dei miei pover'occhi Cari lattanti e nuore giovinette, Voi sedevate attorno ai miei ginocchi, Come innocue agnellette,

Si commettono i proprii dolori ad orecchio volgare; da labbro volgare si aspettano i conforti e i consigli; ma gli uni e gli altri ci affondano nel pantano dei sensi ingenerosi; crassi vapori c'involgono e ci nascondono il sereno de' cieli; il dolore, fatto ira e bestemmia, bramosia di vendetta, di mal per male, non ci affina lo spirito, lo ingombra, lo accieca, vi attossica le sacre fonti del bene.

Su me ricada il coperchio della mia tomba, e mi fracassi il cranio, ove ristagnano i bei laghi fosfòrei delle mie lussurie ideali... i laghi d'oro, villosi e infeltrati di vampiri che la dissoluzione soffiano e il Nulla! O bei laghi dalle rive che s'arrotondano come cosce, e ove affondano i passi, perdutamente, con delizia, nella sabbia che schiude le labbra per berli!

Parola Del Giorno

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