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Aggiornato: 6 giugno 2025


Ma qui, nulla di tutto ciò, non più il sole, non più spaziare colla vista sopra le sterminate campagne, e lontan lontano, verso occidente, posarla sulle montagne, appena distinte dall'orizzonte: qui non più una pianta, non una zolla erbosa, non vedere un uomo che a suo talento vada o resti o torni; non potersi affissare nei melanconici splendori della luna: solo tenebria e lezzo e il tacere di un deserto, o le querule bestemmie di un inferno.

Gli antichi Numi, ispirator dei carmi, Son morti nel sogghigno universale; La Natura ci annoja; il suon dell'armi Ne spaventa; ridiam dell'idëale; L'amore è un campo in cui non resta zolla Da fecondare; senza scrosci è l'ira; Il nostro corpo e una corteccia frolla, Mentre la mente a nuovi cieli aspira.

È meglio stare sedute all'ombra che zappare al sole! mormorò la vecchia Meroni, sempre più secca e gialla, mentre posava avidamente ciò che del resto facevano tutte, cercando l'unico refrigerio possibile i piedi nudi, brucenti, sulla parte umida e fresca di una zolla appena rivoltata. Fu una risataccia, poichè tutte compresero il sarcasmo.

Giù cravatte e gioielli!... al foco il vano Busto ove il petto sta qual fior di serra!... Chiediam la luce e il solco, e l’aer sano: Alla terra!... alla terra!... Qual pienezza di vita entro la bruna Zolla che s’apre de la vanga al morso, E insetti e semi e caldi amori aduna!... Come in eterno corso

E salutando modestamente, lasciò lei che non mosse; discese le scale, uscì dalla palazzina, e aprendo il petto a quell'aria pura del mattino, non più respirata da lunga pezza, temprò un poco quella sorta di sgomento in cui era caduto. «O bei colli sclamò patria mia dell'avvenire, io vorrei baciare ogni vostra zolla! Ma essa..., che dir

ma tu, che da me bevi la forza essenzïale, ed il bene ed il male ricevi, rompi, potente seme, la zolla inturgidita. Benedirem la vita insieme. Cuce, in silenzio, sotto la lampada, una cuffietta rosa. Mai non si vide più leggiadra cosa. Trasale, a un tratto, ne l’ampia tunica, con un sorriso strano. La cuffietta le scivola di mano. Così, velato lo sguardo, pallida come una morta, ascolta.

Donato guarda a quelle creature agili e festose che volteggiano sul suo capo; da ogni cespuglio, da ogni zolla si avventano al cielo cento gaie personcine; sulla cima d'ogni albero è una conversazione animata, ed ogni ramoscello dondola al picciolo peso di quella turba saltellante e ciarliera, mentre da lontano i galli del paesello si rimandano la loro strofetta baldanzosa.

Andò a prostrarsi sulla zolla che copriva sua madre, ne ravviò i fiori d'attorno, indi prese congedo. Ora non sarai di tornata fin Dio sa quando! Io sono vecchia: un'altra volta non mi troverai più. Ricordati sempre di me nelle tue orazioni. Io ho girato il mondo, e so che le montagne stanno a posto, ma gli uomini s'incontrano. Ci rivedremo, n'è vero, signor Alpinolo?

Oh, lasciatemi andar per le boscaglie, Fra i sorrisi de l’alte erbe e del grano: Il sangue sparso, o innumeri battaglie, Gioiosamente ora feconda il piano. E mi chiama la zolla che riverde, E mi chiamano l’ali aperte al vol.... .... Fossili, addio!... Mi salvo in mezzo al verde, Con fiori nei capelli e in faccia il Sol!... Se m’ami, guarda: mi balena in fronte L’intima vïolenza del pensiero.

Parola Del Giorno

branchetti

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