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Aggiornato: 24 ottobre 2025


La contessa Zanze, la contessa Ficcanaso e don Luigi erano in disposizione d'animo affatto diverse, e, poichè il fiasco del barcajolo veniva a ricader sui padroni, ne provavano una segreta esultanza, che non esprimevano apertamente, ma che lasciavano trapelare. Don Luigi faceva delle riflessioni filosofiche sulla caducit

Parole che facevano andar fuori della grazia di Dio la contessa Zanze e mettevano la febbre addosso al conte Luca, altrettanto meravigliato di aver un figliuolo di quello stampo quanto sarebbe maravigliata la chioccia che s'accorgesse d'aver covato un aquilotto. Gasparo aveva almeno la prudenza di aspettare a fare i suoi sfoghi che non ci fosse presente la sorella.

Che cosa c'è? Che cos'è successo? chiese il pover'uomo che non capiva. Zitto! disse la contessa. Non facciamoci sentire dalla gente di servizio. La gente di servizio, fra parentesi, si riduceva a una fantesca un po' sorda. Ma la contessa Zanze amava le amplificazioni. Insomma? ripigliò il conte abbassando la voce.

, mamma egli rispose con affetto. Credi pure ch'è meglio così... Un giorno, se la fortuna m'arride, verrete voi altri a raggiungerci. La contessa Zanze non insistette. Alle quattro del mattino Gasparo entrò nella camera della nipote.

In complesso la torpida contessa Zanze aveva l'aria di voler rassegnarsi presto, e S. E. Zaccaria era in molto maggiori angustie di lei. Nessuno però soffriva quanto Fortunata, che passava le notti senza chiuder occhio, piangendo a calde lagrime e pregando i Santi e la Madonna per la salvezza di suo cugino.

Ma la parte più commovente delle arringhe della contessa Zanze era quella che si riferiva al nascituro. Ella s'inteneriva al solo pensarci. Lo amava gi

Il 22 marzo aveva mutato di nuovo le relazioni reciproche dei coniugi Rialdi che sembravano destinati a essere, l'uno verso l'altro, nella condizione di due che si trovano sull'altalena. Adesso la contessa Zanze era tornata in alto; il conte Luca era ricaduto al basso.

E una parola di S. E. sarebbe bastata senz'altro, perchè i Bollati eran gente religiosa, e lo stesso Leonardo, così scappato e vanesio, adempiva sempre alle pratiche del culto. E quando c'è la religione, concludeva monsignore, c'è l'essenziale. Però la contessa Zanze non era soddisfatta.

Invece il nobil'uomo Canziani sosteneva, secondo le sue deboli forze, la causa di Fortunata, e un buon canonico di San Marco, monsignor Evaristo Lipari, commensale dei Bollati nelle grandi occasioni, aveva assicurato la contessa Zanze che farebbe il possibile per ottenere la benevola interposizione di S. E. il Patriarca.

La contessa Zanze provava un grande compiacimento a veder la buona intelligenza tra i due cugini, e si cullava in una speranza ambiziosa balenatale alla mente, si può dire, fin dalla nascita della figliuola. Ah se Leonardo s'innamorasse di Fortunata! Il marito, più positivo, si stringeva nelle spalle borbottando: Castelli in aria, castelli in aria.

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