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« bene, fratello; ma alla fin fine Santo Menna è Santo normanno, e Maria è molto maggiore Santa che non è egli, e madre, e sposa del Signore, come sapete.» «Certo non vo' dire che non parliate santamente, ma Santo Menna ne ha fatti degli altri, e....» «Potrebbe fare anche questo, eh? chi lo nega?

EPARO. Parla ch'io t'intenda; ché non son becchi ne' nossi paesi, se non quegghi che ammontan le bestiuole. I galli e le galline ancora l'hanno; ma non l'ho é. ORGILLA. Ascolta, anima mia. Che vuol dir che tu sei grossolano? Vo' che tu venga a girarmi l'arrosto di qua in cucina. EPARO. E che tanto cianciare e berlingar? Dimmi se vuoi covelle, ché vo' spazzar la ca'.

PSEUDONIMO. Io non so se tanto debbo vergognarmi delle cose passate quanto rallegrarmi delle cose presenti. Ma come potrò mai sciorme di tanto obligo dove oggi m'avete posto? Io me ne vo con un monte d'obligo sopra le spalle, pregandovi mi porga occasione di tormelo da dosso; mi parto.

Chi?... C'ha ditto?... Che bo' fa?... Uh! figlio mio! Bello mio, beneditto! Mm'ha fatto venì a chiagnere! Essí! Ha fatto buono, ha fatto buono! E chi dice c'ha fatto malamente l'ha dda schiaffá freva! 'E mmedicine nun so' niente! Ce vo' 'a fede, ce vo' 'a carit

Io non pretendo che la sorveglianza dei lavori alla ròcca di tanto ti occupi, che tu non possa dare una corsa fino alla tua patria, che se bene mi rammento ha da essere Tagliacozzo, per ritrovare qualche sorriso di vita che dissipi ogni nebbia di sospiri di morte. Così farò, don Francesco, poichè me ne date licenza: vo' provare, se mi riesce, a scacciare un diavolo con un altro. Dio eterno!

Per sempre perder ti vo', per conservarti il core del popol tuo. NER. Ma che? mi credi?... POPPEA Ah! lascia: farti in tuo pro forza vogl'io: son ferma di abbandonare il trono tuo; sbandirmi di Roma; e, s'uopo fia, dal vasto impero. Sollievo a me, s'io pur merto sollievo, e s'io posso non tua restare in vita, bastante a me sollievo fia, l'averti, col mio partir, tolto ogni danno...

SENNIA. Prima che entriate in altro ragionamento, parmi venghiati a riposarvi, ché per la fatica grande ch'avete sopportata la notte e il giorno stimo che non possiate regervi in piedi. OLIMPIA. Andiamo, fratel mio. SENNIA. Vo innanzi, Eugenio figliuol mio.

Tuttavia v'hanno rimedi che giovano a tante malattie, e vo' dirvene uno. Sapete di che cosa avreste bisogno, voi? Di lavorare. Lasciate che faccia un po' la medichessa, e cerchi di risanarvi a mia volta.

65 Ma inanzi a morte, qui dove previdi che con Marfisa aver pugna dovevi, feci raccor con infernal sussidi a formar questa tomba i sassi grevi; ed a Caron dissi con alti gridi: Dopo morte non vo' lo spirto levi di questo bosco, fin che non ci giugna Ruggier con la sorella per far pugna.

Veggio che costei è giá venuta al bacio; e verrá, la prima volta, piú avanti; e trovarommi aver perduta ogni cosa: tal che forza è ch'e' si scuopra la ragia. Voglio andare a trovar Clemenzia di quanto gli par ch'io faccia. Ma ecco Flamminio. CRIVELLO. Scatizza, il padrone mi disse aspettarmi al banco de' Porrini. Vo' dargli questa buona nuova.