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Aggiornato: 23 luglio 2025
Poi si alzò di balzo e prese la volta della sua camera senza schiudere le labbra. Non mi abbracci dunque questa sera? disse Bambina. Cosa hai dunque? Non mi racconti la tua visita? No, rispose Don Diego. Non ti racconto nulla. Questa citt
E dopo qualche visita del parroco alle vecchie, dopo il regalo d'un cesto d'uva e d'un piatto di pere, la signora Angelica e la signora Rosa per restituire le garbatezze, per ringraziare, ripresero la via della Canonica e dell'orto; un altro giorno fecero una visitina anche al pollaio.... Poi nell'orto, invitate da don Giuseppe, cominciarono ad andarci spesso, per recitare il rosario, per leggere il Manuale di Filotea all'ombra antica e fidata del Gigantesso....
I due rimasero colpiti, spaventati e si lasciarono subito: Lalla, col solito espediente dei libri, avrebbe fatto sapere a Giacomo se mai l'incontro di quel iettatore avesse portato disgrazia; se invece non vedeva libri, egli sarebbe andato la domenica prossima, alle quattro, ora diplomatica, a farle visita.
Si voleva venire in massa a farvi visita dichiarò l'Adelaide ma l'ingegnere disse ch'era meglio attendervi qui. La nostra capanna è così piccola spiegò la signora Valeria che ci si sta appena in due. Sono troppo piccole e troppo affastellate quelle capanne. Non c'è libert
L’almirante pensò di restituire per intanto la visita, e nella medesima forma che aveva usata il cacico.
E tuttavia quello stesso giorno, durante quella stessa visita, Claudia trovò maniera di dirgli spiccicatamente, alla presenza di Nicla, che tutti i giovedì era sola, dalle tre alle sette. Non appena ella se ne fu andata, Nicla balzò in piedi, e fece alcuni passi, come smarrita. Ebbene, chiese Bruno attonito, che cosa avviene, Nicla? La giovane gli si volse. No, è troppo! esclamò.
Vi andava ogni anno, almeno un paio di volte: e per l'effetto, quelle visite eran più inutili, e per l'impressione più disperate che la visita a una tomba. Bruno ne tornava sempre col cuore affranto. Suo padre, ch'egli amava con tenerezza infinita, non lo guardava; o lo guardava ora con occhio stupido, ora con occhio torbido.
E mandano i loro biglietti di visita! Mah!... Forse per non vedere storpiati i loro nomi da un servitore; rispose Gino, sorridendo. Era il suo primo sorriso, dacchè la marchesa Polissena era entrata nello studio. Ed era anche giusto che sorridesse, il povero conte Gino.
I poveri malati dell'ospedale avevano quasi terrore di questo medico distratto e non senza ragione. Un giorno, visita il malato giacente al letto N. 12 e borbotta: Un vescicante baster
Le nozioni apprese dai libri di scienza, i ricordi d'una visita a un manicomio, le imagini anche più precise lasciatemi impresse dal caso speciale di un mio amico, del povero Spinelli, ora mi tornavano alla memoria rapidamente.
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