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Aggiornato: 10 giugno 2025


NARTICOFORO. Gerasto caro, accioché sappiate chi sia io, io son quello che ho commentato il Bellum grammaticale, la Priapeia di Virgilio; ridotte in compendio le Regole di Mancinello e del Valla; enucleati sensi profundissimi, reconditissimi e abstrusissimi di Prisciano; fatte postille e scòli alle Epistole di Cicerone: talché vòlito per ora virorum e per tutte le scole si parla di me.

«Cosí gli dissi: e, poi che mosso fue». Qui comincia la sesta ed ultima parte di questo canto, nella quale l'autore mostra come da capo riprese il cammino con Virgilio. «Entrai», con Virgilio, «per lo cammino alto», cioè profondo, «e silvestro», percioché in quello luogo albergo abitazione alcuna si trovava. «Lo giorno se n'andava e l'aer bruno», ecc.

Ma Virgilio mi disse: «Che pur guate? perché la vista tua pur si soffolge l

E nominasi questo luogo Averno, ab «a», quod est «sine», «vernus», quod est «laetitia»: cioè luogo «senza letizia». E in altra parte nel preallegato libro il chiama Tartaro: quivi: .......tum Tartarus ipse bis patet in praeceps, ecc. E questo nome è detto da «tortura», cioè da tormentamento, il quale i miseri in questo ricevono; ed è, secondo Virgilio, questo la piú profonda parte dello 'nferno.

NARTICOFORO. Io non parlo sine ratione; ché avendomi voi interpellato la lezione, ché la mattina leggeva lo sesto di Virgilio con commune applauso degli audienti, e la sera le Regole di Mancinello; e fattomi profugo da' regni latini dalla cittá romulea son venuto qui in Palepoli seu Neapoli con auspici di copular un mio figlio in matrimonio; e ragionandosi di ciò tra consanguinei e amici in Roma ché per la Dio mercé vi siamo di qualche conto e or tornando alla patria senza la nuora, pensaranno qualche cosa cattiva di me o del mio figliuolo, ché le genti sono piú acconcie a credere il male che il bene.

Non riderebbe mica il signorino se conoscesse quanto il padre abbia lavorato per convertire codesti infedeli di Santa Lucia, serbatisi tutti affezionati a Bombino, finchè li convinse che Zibeppe procede da san Gennaro. Velocemente passato Chiatamone e Chiaia, pervenimmo alla Grotta di Posilipo, al disopra della quale vuolsi sepolto Virgilio.

E, dette queste parole, manifesta il nome suo, dicendo: «Io son Beatrice che ti faccio andare». E, detto il suo nome, gli dice onde ella viene, per mandarlo in questo servigio, accioché Virgilio conosca molto calernele; percioché senza gran cagione non è il partirsi alcuno de' luoghi graziosi e dilettevoli, e andare in quelli ne' quali non è altra cosa che dolore e miseria.

E segue la seconda quivi: «Ed egli a me»; la terza quivi: «Or se' tu quel Virgilio»; la quarta quivi: «A te conviene»; la quinta quivi: «Ed io a lui: Poeta»; la sesta quivi: «Allor si mosse».

E Virgilio rispuose: «Voi credete forse che siamo esperti d’esto loco; ma noi siam peregrin come voi siete. Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco, per altra via, che fu aspra e forte, che lo salire omai ne parr

Tanto dice di farmi sua compagna, che io saro` la` dove fia Beatrice; quivi convien che sanza lui rimagna. Virgilio e` questi che cosi` mi dice>>, e addita'lo; <<e quest'altro e` quell'ombra per cui scosse dianzi ogne pendice lo vostro regno, che da se' lo sgombra>>. Purgatorio: Canto XXIV

Parola Del Giorno

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