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Aggiornato: 10 giugno 2025


Il che essi con fede fecero. «Di quel giusto Figliuol d'Anchise», cioè d'Enea, del quale Virgilio nel primo dell'Eneida fa ad Ilioneo dire alla reina Dido queste parole: Rex erat Aeneas nobis, quo iustior alter nec pietate fuit, nec bello maior et armis, nelle quali testimonia Enea essere stato giustissimo.

I montanari, alti, nerboruti, con le loro giubbe scarlatte, coi sandali e i cappelli di feltro a punta ornati di fiori, mi ricordarono che mi trovavo nel Latium ferox di Virgilio, i cui abitanti robusti ed energici hanno conservato durante tutto il medio evo il loro carattere.

Il Monte Severo poi, sebbene Virgilio lo descriva presso le orride rupi del Tétrico: Qui Tetricae horrentes rupes, montumque Severum, nondimeno il Biondo e Leonardo Alberti lo hanno riposto a Montenegro, e il Cluverio a Norcia: ma l'ab. Chaupy lo ha determinato nei monti di Cantalice, oggi Cima di Monte, monti di Corno e Tilia, divisi dal monte Fiscello dalla sopradetta valle del Fuscello.

«Per me si va nella cittá dolente», ecc. In questo canto ne racconta l'autore come alla porta dello 'nferno pervenissero, e come dentro ad essa fosse da Virgilio menato, e quivi vedesse i cattivi miseramente afflitti, e ultimamente pervenissero al fiume d'Acheronte.

Ma Virgilio mi disse: <<Che pur guate? perche' la vista tua pur si soffolge la` giu` tra l'ombre triste smozzicate? Tu non hai fatto si` a l'altre bolge; pensa, se tu annoverar le credi, che miglia ventidue la valle volge. E gia` la luna e` sotto i nostri piedi: lo tempo e` poco omai che n'e` concesso, e altro e` da veder che tu non vedi>>.

Se' tu si` tosto di quell'aver sazio per lo qual non temesti torre a 'nganno la bella donna, e poi di farne strazio?>>. Tal mi fec'io, quai son color che stanno, per non intender cio` ch'e` lor risposto, quasi scornati, e risponder non sanno. Allor Virgilio disse: <<Dilli tosto: "Non son colui, non son colui che credi">>; e io rispuosi come a me fu imposto.

All'altare maggiore si vede un quadro dipinto a olio della maniera del secolo sesto, o di poco anteriore: è di buona scuola, e rappresenta san Tommaso che tocca la piaga a Gesù. A sinistra dello altare stesso venerano un Crocifisso dipinto, opera del secolo decimo secondo, e a questo alludeva Virgilio nel suo colloquio con Beatrice. Intorno a lui raccontami mirabilissime cose.

E come fu la mia risposta udita, Sordello ed elli in dietro si raccolse come gente di subito smarrita. L'uno a Virgilio e l'altro a un si volse che sedea li`, gridando: <<Su`, Currado! vieni a veder che Dio per grazia volse>>. Poi, volto a me: <<Per quel singular grado che tu dei a colui che si` nasconde lo suo primo perche', che non li` e` guado,

«Se io ho ben la tua parola intesa» In questa quarta parte del presente canto, dimostra l'autore qual fosse la risposta fattagli da Virgilio: nella qual discrive come e da cui e perché e donde Virgilio fosse mosso a dover venire allo scampo suo.

Ancor ti puo` nel mondo render fama, ch'el vive, e lunga vita ancor aspetta se 'nnanzi tempo grazia a se' nol chiama>>. Cosi` disse 'l maestro; e quelli in fretta le man distese, e prese 'l duca mio, ond'Ercule senti` gia` grande stretta. Virgilio, quando prender si sentio, disse a me: <<Fatti qua, si` ch'io ti prenda>>; poi fece si` ch'un fascio era elli e io.

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