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Aggiornato: 11 giugno 2025
Ne rimasi inorridito; io che adoro le vetture, la ferrovia, le tramvie, tutto che è mezzo di trasporto! Il mio sguardo scese subito alle scarpe del buon uomo, due scarpe punto eleganti, dal tomaio piatto, basso, enorme, dalla punta quadrata, dalle suola doppie tre dita. Vere scarpe nordiche. Egli posava su quel piedestallo e sorrideva, contentissimo.
Le vetture erano meno crudeli delle carrozze cellulari. Erano omnibus lunghi, a giardiniera, col tendone che giungeva a filo dell'orlo del veicolo. Col tendone legato alla sponda, non potevamo vedere, curvandoci, che i sassi o le pietre della strada e il lucido del mare conturbato quando lo rasentavamo.
Delle vetture padronali, altre eran nuove, altre rifatte a nuovo. All’ultimo sole che andava a nascondersi dietro Monte Cuccio luccicavano, svariati e ricchi, gli stemmi d’argento. Cocchieri, lacchè, volantini pavoneggiavansi in abiti che l’uso voleva o supponeva usciti dalle mani dei sarti.
In Piazza di Termini l'onorevole Varedo ripiegò il foglio e lo ripose in tasca. Omnibus d'albergo, tram, vetture di piazza e vetture private convergevano da ogni parte verso la stazione che, ormai illuminata, spiccava bianca sul fondo grigio del cielo crepuscolare.
8 Salta a cavallo, e per diversa strada va discorrendo, e molti pone a sacco. Non gusta il ronzin mai fieno né biada, tanto ch'in pochi dì ne riman fiacco: ma non però ch'Orlando a piedi vada, che di vetture vuol vivere a macco; e quante ne trovò, tante ne mise in uso, poi che i lor patroni uccise.
L’express Paris-Madrid allungava sotto la tettoia della stazione imbandierata le sue vetture luccicanti, collegate insieme da un passaggio a mántice; nel mezzo del treno il salon-restaurant sfavillava di luce come una sala da ballo. I pranzi ormai eran finiti, le tavole sparecchiate; nel lunghissimo corridoio del treno molte cuccette chiuse custodivano il sonno dei viaggiatori gi
Allora lo zio Giacomo, molto impazientito, li fece correre fuori dall'affollata stazione, e li spinse nelle due vetture che aspettavano. Nino, all'ultimo momento, salì nella carrozza con Valeria, Nancy e la zia Carlotta, dove si stava pigiati e stretti. Durante il tragitto egli non s'informò nè di Roma nè del Quirinale, e neppure parlò della propria lunga e misteriosa assenza.
Il brav'uomo gli aveva detto: che salisse nella carrozza, senza dir verbo, e che arrivato a un certo punto la licenziasse e prendesse una vettura a conto suo: prendesse poi altre vetture in modo che si perdessero le sue traccie: e non parlasse con alcuno, fin che non fosse molte miglia lontano dalla prigione.
La sera era placida, il cielo pieno di stelle, i campi odoravano soavemente. Ne' villaggetti che attraversavano, i contadini sedevano ancora presso alle porte, godendosi la fresca aria notturna. Lungo tutta la strada incontravansi in allegre brigate, che a piedi od in vetture, ritornavano dalla sagra.
* Padrone di vetture a quell'epoca. Dal dialogo che andiamo a riferire, il quale ebbe luogo in un momento in cui la sventurata Rosina era immersa in profondo letargo, apprenderanno i lettori di che tempra fossero le anime nere delle due donne che circondavano il letto della sventurata.
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