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³⁶⁵ Hager, Gemälde, p. 198. Dopo il severo verdetto di Hager, l’Ab. Vella affin di scampare dai rigori della Corte di Napoli, scriveva lettere giustificative della sua riprovevole condotta: parte scusando, parte confermando quel che di colpevole era nell’opera sua. Eppure, anche quelle lettere erano nuove menzogne e nuovi raggiri.

Era egli un alto funzionario governativo, imputato di grave prevaricazione per una somma di molti milioni sottratti alle casse dello Stato. Come suole avvenire in simili casi, le prove erano bensì manifeste, ma confutabili in mille maniere, e facili ad essere ritorte a danno di altri funzionarii. Io diressi ed illuminai in alcuni punti lo svolgimento del processo; ma benchè fosse universale la convinzione che si aveva del suo reato, le prove volute dalla legge non avevano tutti i dati necessarii per autorizzarmi a pronunciare un verdetto di colpabilit

Il professore che diede il voto sfavorevole pel quale il Verdi fu respinto dal Conservatorio, era quel bravo Angeleri, che pel corso di parecchi anni insegnò agli alunni dell'Istituto musicale di Milano l'arte di suonar il pianoforte. Il Verdi, sempre equo e modesto ne' suoi apprezzamenti, ricorda questo fatto senza rancore, e parlandone meco, parve intendesse a giustificare in certa guisa lo strano verdetto. L'Angeleri aveva un suo metodo speciale di educare gli allievi, metodo eccellentissimo, a giudicarne dai risultati. Egli amava dunque di dar lezione a quei soli che non avessero ancora attinto alla scuola di altri maestri. Il Verdi, presentandosi a lui per dargli un saggio della sua abilit

L'autore finì dichiarando che il verdetto dei suoi giudici era per lui materia di assoluta indifferenza, che poco gl'importava apparisse agli occhi dei suoi critici morale o immorale, cristiano o pagano; fu, dice egli stesso, costretto da alcune circostanze che accompagnarono la prima e la seconda edizione del suo libro, a rispondere; e rispose, cioè, gittando agli altri sarcasmo e disprezzo, rispose ad uno dei suoi critici, la cui opera riconobbe essere d'un nemico , ma d'un gentiluomo.

Mettere la questione così, dallo stesso interessato, gli era un assolvere anzi tratto Concettella. Forse gli è questo appunto che Gabriele desiderava. E' vi fu un bisbiglio generale nel gruppo dei galeotti. Tutti si favellavano a voce sommessa, l'un l'altro. Gabriele erasi lasciato cadere in un angolo come affranto, aspettando il verdetto paventato. Concettella, afferrata alle barre del graticcio, guardava Gabriele con ansiet

¹ Denunziatore. La sala è gremita di spettatori: tra un silenzio che si sarebbe sentito volare una mosca, il capo dei giurati legge il verdetto. Tutti gli occhi son fissi su di lui, battono tutti i cuori: sin l'usciere, un uomo giallo e stecchito, ha lasciata l'espressione della sua abituale e severa indifferenza, e ascolta a bocca aperta, con i segni della più viva curiosit

Voi mi domandate un secreto che non ho, e che non potrei rivelare in alcun modo. Perchè me lo chiedete? La loro sventura è una delle più terribili, che io abbia incontrato nella mia oramai lunga carriera di prete, ma lo è forse diventata maggiormente per le parole di voialtri medici. Secondo il verdetto della vostra scienza, le loro nozze sarebbero colpevoli, mentre il matrimonio cristiano, lasciando a Dio il segreto della generazione, ignora tali colpe. Quella povera signora soffre il più straziante dei martirii nella propria maternit