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A comprovare questo spèrpero di energie basta l'esame dei bilanci dell'Arsenale veneziano, considerato come pietra angolare del vetusto edifizio guerresco della Repubblica.

Alcuni ufficiali del genio ed un capitano pontificio, che mi diverte col suo grazioso dialetto veneziano, sono le persone con le quali generalmente mi trattengo a chiacchierare.

Quando lo stampatore veneziano Rapetti, sotto gli auspicî della Duchessa Anna-Maria Gioeni, volle iniziare in Palermo una Biblioteca galante, dovette fermarsi al solo primo volume, mentre la medesima Biblioteca, per il gran numero di compratori, veniva su prospera a Firenze ed a Venezia.

Ma di arrivare fin presso al combattimento non era speranza; onde, ficcatisi sotto un portico, sostenuto da una colonna di porfido egiziano e da una greca scanalata, un po' colle buone e un po' colle brusche salirono sovra certe are, qui portate dall'Attica, e poterono dominare quella folla di teste, parte nude, parte coperte colle più varie foggie del mondo, dal vistoso turbante del Levantino al positivo berretto del Veneziano; dalle ondeggianti piume del cavaliere provenzale, all'abborrita reticella gialla dei poveri Ebrei; dal tòcco di velluto ad oro dei baroni napoletani, al cappuccio arrovesciato dei Milanesi, che si erano posti fra i primi per testimonj alle prodezze del loro compagno.

Era una stanza spaziosissima rischiarata da tre grandi veroni, prospicienti sulla vallata del Cormor; ma tetra, coll'enorme camino dalla cappa adorna di barocche sculture, e co' suoi mobili di noce, dalle sagome severe, coperti di antico broccato veneziano.

Dalla sera all'alba un drappello di soldati Oltremarini in massima parte girava tutt'attorno al grande cantiere veneziano, ed anche questi solevano chiamare dal di fuori l'attenzione di quelli che vigilavano sull'alto delle mura, di guisa che l'incrocio delle voci delle scolte era continuo e persistente.

Il veneziano cercò sorriderle: Vedete dunque, disse, che non bisogna mai disperare di nulla, e che non dovete più atterrirvi come lo faceste vedendomi. E dopo averla salutata nuovamente, escì.

Quando, verso il fine del banchetto, un Veneziano rivolto a quei centinaio di Milanesi coi quali s'era messo in intrinsichezza: Noi ci abbiam messo il nostro, prese improvvisamente a gridare, or tocca a voi. Le nostre canzoni sono antiche come la patria nostra e le nostre glorie. Se voi ne avete di più belle e di più liete fate sentirle.

Oltre alle relazioni dei viaggi del Zeno, del Barbaro e del Contarini, il Ramusio pubblicava nel 1559 quella di un anonimo mercante che fu in Persia, il quale si dimostra palesemente essere stato un veneziano per la lingua che usa, e pei paragoni dei quali si serve; ed un'altra di Giovanni Battista Angiolello vicentino, intorno alla vita ed ai fatti di Uzunhasan, re di Persia.

Poco forse mi rimane di vita.... una malattia sottile mi distrugge.... I medici, che ho consultati, me lo lasciarono travedere.... Il veneziano la guardò con terrore; sin dal primo momento l'eccessiva pallidezza di lei lo aveva colpito. Perchè temer ciò? le disse.