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Quando no, andava rovistando per la casa se trovasse qualche cosa da rosicchiare e strepitava, dicendo che se no sarebbe andata via un bel giorno col primo venuto, che era una vita infame e così non poteva durare. Donna Bettina diceva: Vattene, vattene, che è meglio; una bocca di meno! Nella notte, mentre la lampada ardeva innanzi a una Madonna sul canterano, lei chiamava sotto voce: Chiarinella!

LAMPRIDIO. , perché ci vogliamo romper la testa insieme. TRASILOGO. La testa mia io la vo' sana; se la vuoi rotta tu, battila in quel muro. LAMPRIDIO. Per parlarti piú chiaro, dico che ferendoci tra noi ci vogliamo cavare un poco di sangue. TRASILOGO. Sangue ah? ne ho poco e buono; se soverchia a te, vattene ad un barbiero che con poca spesa te ne caverá quanto vuoi. LAMPRIDIO. Hai paura di me?

PANURGO. M'hai servito da vero e meriti la mancia! TOFANO. Mi volete dar la mancia che m'avete promesso, se vi avessi...? PANURGO. Meritaresti un capestro che t'appiccasse, come non ti mancherá! TOFANO. Vi ringrazio della mancia e della buona volontá. PANURGO. La volontá è conforme al tuo merito. TOFANO. Vi lascio. PANURGO. Vattene col diavolo!

Dove sono? Sul terrazzo. Vicino a lui, piano, rapida. E tu perchè stai qui? Bada, non è cieco, sordo, quello! Osserva tutto! Non mi toglie mai gli occhi di dosso. Vuoi che sospetti? Ma che! Sei pazza! Pazza! È un militare, un pedante.... Uff! che tegola! Bisogna stare in guardia. Vattene, adesso!... Eccolo, vedi, mi spiava attraverso i vetri. Si dirige al terrazzo. Senti....

Io so, e ciò ti basti, che tu ami altrove. In ogni modo, ciò sarebbe per conto mio proprio. Ma non ritorniamo su queste tristezze. Puoi tu spendere dugento mila franchi l'anno per me? No. Vattene allora! Tutto è detto. Io ammagrisco al regime di 2000 franchi al mese. Tu mi

Sta bene, hai qui la mia spada. Tienla per amor mio, te la regalo. E tu, mascalzone, proseguì il Campora, contento di aver trovato una via così spiccia, levati di qua; vattene al Borgo, se ti ricevono, e se questo giovinotto ti consentir

Lasciami così, fammi morire se vuoi, vendicati della morte di tuo fratello che pur uccisi in leale combattimento, ma vattene, vattene... L'arabo si nascose il volto fra le mani, barcollò, si sedette su di una pietra poi si alzò e si mise a passeggiare pel sotterraneo. Frequenti sospiri uscivano dalle sue labbra contratte, straziate e insanguinate dai denti.

Se gli orecchi nostri potessero udire la voce della natura, noi sentiremmo ch'ella predica sempre ai mortali: =Ospite, io non ti trattengo a forza alla mensa della vita; tra le bevande, che io ti appresto davanti, scegli quella che meglio ti talenta; e se ti piace l'oblìo, bevilo, e vattene=.

ERASTO. Lidia, vattene su, ché tra noi diffiniremo le nostre contese. Cintio, l'amicizia che hai avuta fin ora meco non è stata per altro che per tradirmi; ma d'oggi innanzi ti arò per quel traditore che tu sei. CINTIA. Io non ti ho fatto altro tradimento che di averti troppo amato.

Vi priego che non l'aviate per male, ché l'amore ch'io vi porto mel fa dire e la pace ch'io vorrei vedere in casa vostra. CURZIO. Credolo. Ma vattene innanzi e fa' oprire. RUFINO. Signor . CURZIO. Certo, gran sorte è stata la mia a trovar, in tanto bisogno, questi denari. RUFINO. Tic, tic. Costui deve essere in cantina. CURZIO. Non ci deve essere in casa, neh vero? RUFINO. Io non vel so dire.