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Aggiornato: 5 giugno 2025


Così mescendo vaticinî e voti, Varca i mari d'Atlante, ospiti al gregge Degli ondivaghi mostri e a l'improvviso Da l'uom domato imperversar dei nembi; E tu, assiso a la prora, in simiglianza Di grandissima fiamma eri, o Colombo. Fuggon sconfitte al tuo cenno le ruote Dei fiammanti uragani; urlano al vento I segati cicloni, e nei profondi Baratri incatenate, a l'uom che passa Le procelle del mar piegano il dorso. Salvete, inclite rive; e tu, gagliarda Libert

«Meglio! Ma se non vuoi vedermi morire prima che sia notte, parti... e non parlar più di Torino... Tu sai la via della montagna, a due ore di qui si varca il confine della repubblica di Genova...: l

'Nto un jornu di malu tempu.... a D. Iacu cca, tantu bonu, cci ficiru l'occhi.... Quantu ti vasu! quantu ti vasu ancora! Ca sicuru ca semu parenti allura! E vi pigghiati lu megghiu chiovu di la nostra varca! E comu.... accussì, senza diri nenti a nuddu? Perchè, D. Nzulu, chi cci dispiaci, a lei? Non sono persona per la quale?

Parti tu, fuggi sollecito, Guiberto, risponde Alberada smaniosa; ricórdati quanto Roberto sia scaltro, Ildebrando terribile fuggi, ti raggiungerò. Dove? quando? non saresti ancora tu in pericolo, Alberada? Non pensare di me, che vivo sicura sotto l'egida di legato. Non arrestarti nei paesi d'Italia, dove il potere del papa e del duca è illimitato; varca i monti. Ti raggiungerò in Germania.

Addio, addio, Rondine! Addio, Gentucca! S’ode la voce della Rondine rispondere di giù, chiara e fresca, mentre Mortella varca la soglia, traversa il ripiano, sale i tre gradi, corre alla balaustra e si sporge per salutare anche una volta. Ha la sua veste bianca e i suoi sandali. La voce della Rondine.

Non dei piu` ammirar, se bene stimo, lo tuo salir, se non come d'un rivo se d'alto monte scende giuso ad imo. Maraviglia sarebbe in te se, privo d'impedimento, giu` ti fossi assiso, com'a terra quiete in foco vivo>>. Quinci rivolse inver' lo cielo il viso. Paradiso: Canto II O voi che siete in piccioletta barca, desiderosi d'ascoltar, seguiti dietro al mio legno che cantando varca,

Parlando andava per non parer fievole; onde una voce usci` de l'altro fosso, a parole formar disconvenevole. Non so che disse, ancor che sovra 'l dosso fossi de l'arco gia` che varca quivi; ma chi parlava ad ire parea mosso. Io era volto in giu`, ma li occhi vivi non poteano ire al fondo per lo scuro; per ch'io: <<Maestro, fa che tu arrivi

perché non è in loco e non s’impola; e nostra scala infino ad essa varca, onde così dal viso ti s’invola. Infin l

perche' non e` in loco e non s'impola; e nostra scala infino ad essa varca, onde cosi` dal viso ti s'invola. Infin la` su` la vide il patriarca Iacobbe porger la superna parte, quando li apparve d'angeli si` carca. Ma, per salirla, mo nessun diparte da terra i piedi, e la regola mia rimasa e` per danno de le carte.

Varca Cocito ed Acheronte immondo, Varca di Stige i gorghi atri e bollenti, E s'innabissa al Tartaro profondo Tra fier rimbombi de le fiamme ardenti: D'Erebo quivi è tenebroso il fondo; Stanza eterna di pianti e di tormenti; Quivi al fin scorge de' tartarei chiostri L'aspro rettor tra formidabil mostri.

Parola Del Giorno

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