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Eppure le sue rocce di massiccio e grigiastro calcare che ne costituiscono il nocciolo centrale, le sue creste curiose nella loro denudazione, gli aspri e ripidi valloni che le acque hanno scavato nella compatta massa calcarea, le brulle e selvagge gole nelle quali cupi scorrono fiumi e torrenti, i ripidi pendii su cui si arrampicano pecore e capre in cerca di un misero pasto di pochi licheni, fanno vivo contrasto con le circostanti vallate, colline e pianure verdeggianti, ricche di prodotti, bene irrigate.

Come quasi tutta la penisola appenninica e come la pianura del Po, il lato nord delle Alpi Marittime distinguesi per la prevalenza assoluta degli alberi a foglie caduche, prevalenza dovuta forse meno a ragioni climatiche che all'isolamento di queste vallate, aperte soltanto verso la pianura, ed agli anteriori disboscamenti, usandosi poi quasi soltanto castagni, faggi e simili pel rimboscamento.

È Subiaco, come Firenze, chiave dell'Apennino, ha le convalli popolate di case e di oliveti, e collocata nella gola d'una di quelle profonde vallate che mettono alle alte cime della Sibilla, quasi eternamente coperte di neve, riceve anch'essa i benefici e limpidi lavacri dell'Apennino.

Quel villaggio è situato in un angolo remoto e tranquillo della nostra Lombardia, e quasi nel centro d'una delle più amene e pittoresche vallate che dal primo cerchio dell'Alpi s'aprono poco sopra di Varese, distendendosi fino alle solitarie rive del lago di Lugano.

Il 7 luglio continuano larghe vallate, spesso coronate da pareti rocciose granitiche: poco a poco vanno allargandosi e noi teniamo a girare a nord di quel picco isolato che raffrontai al Cervino e che come questo si eleva a dirupo.

Su per dirupi, giù per vallate, dentro sfrondate selve attraversano macchie e torrenti, ora sostenuti dalla congelata neve, ora per i clivi sprofondando co' piedi in essa, ma destri e infaticabili vincendo mille ostacoli, oltrepassano gli eretti scogli di Grosgaglia, valicano il torrente di Villa, e trascorsa al di fuori Lezzeno occupata dai Ducali, pervengono sul monte all'alto della punta della Cavagnola. Appena giunti al di l

Il luogo, dovunque si volga lo sguardo, è d'una bellezza selvaggia: è un arruffio di borri ispidi di triboli e di spine; di coste a ginestre e a fichidindia; di vallate tutto un fitto di roselle con delle querci gigantesche, solitarie, che si rizzano a grandi distanze; di colli con un po' di falda a macchia, il resto nudo e sassoso, se togli qualche oleastro dal tronco contorto, qualche cespuglio abbarbicato nelle fessure dei precipizi; d'erte a bosco, a uliveto, dove s'inerpicano cerri secolari, o ulivi saracineschi dai tronchi neri e bitozzoluti. E qua ti d