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E io: <<Maestro mio, or qui m'aspetta, si ch'io esca d'un dubbio per costui; poi mi farai, quantunque vorrai, fretta>>. Lo duca stette, e io dissi a colui che bestemmiava duramente ancora: <<Qual se' tu che cosi` rampogni altrui?>>. <<Or tu chi se' che vai per l'Antenora, percotendo>>, rispuose, <<altrui le gote, si` che, se fossi vivo, troppo fora?>>.

CLEMENZIA. In buona , che Flamminio debbe essere tornato a stare in Modena, ch'io veggio l'uscio suo aperto. Oh! Se Lelia lo sapesse, gli parrebbe mill'anni di tornare a casa di suo padre. Ma chi è questo fraschetta che tante volte m'attraversa la strada, questa mattina? Ché pur mi ti metti fra' piei? ché non mi ti levi dinanzi? ché pur ti vai attorniando? che vuoi da me?

Il domattina, Cesare, ricevuto un biglietto di Emilio che lo pregava di venire subito da lui, stava per recarsi alla chiamata, quando Matilde lo sorprese colla mano sulla serratura dell'uscio di casa. Dove vai così di buon'ora e così sollecito? Cesare, che non era abbastanza accorto per vedere il motivo di tacere il vero, disse d'essere stato chiamato da Emilio. Matilde se ne turbò.

So quel che dico, io: ripeteva Damiano. Tu sei un buon giovine; anzi, sei un uomo! tornò da capo il veterano. Ma non hai veduto quello ch'ho veduto io!... E perchè gli uomini, in certi tempi, son come le pecore, tu vai dietro al vezzo degli altri, e non ti senti il coraggio di dir forte quel che pensi.... Lo so bene anch'io, che c'è de' traditori, de' rinnegati, e peggio. E non ho forse visto io andar tutto alla c

Chyreresis tace tutta vinta: e confusa di tal scabroso insogno: & in quello Nobile: e Fidele se incontrano: & Fidele dice. Fi. Nobil: salviti iDio cha vai facendo: Cusì mesto: e confuso ne l'aspetto? No. Fidel mio caro: a te solo: me extendo Per scoprirti mia voglia: e il mio concetto. Fi. Di' quel che vuoi che de ascoltare intendo E adimpir s'io porrò quel che hai nel petto. No.

«Alle predette carceri di Torre di Nona furono presenti messere Giovanni Aldobrandini, messere Aurelio del Migliore, messere Cammillo Moretti, messere Francesco Vai, e messere Migliore Guidotti; chiamati in supplemento Domenico Sogliani segretario, e l'illustrissimo Cappellano.

«Martino Bruscoli mi ha detto: Compare, tu vai a Milano? Sicuro, ho detto, ci vado e mi ci fermerò qualche giorno. Ebbene hai da farmi un piacere. Dieci. È per un collocamento di denaro di mia nipote col

Che hai? Ti senti male? . Dove hai male? Alla testa. Ora ti do l'antipirina. Vado a chiamare il medico? È inutile: è un male che passa. Veramente, egli aveva udito qualche cosa di cambiato nella voce di Adele Cima: ed aveva esitato a ritornare nella sua stanza. Prima di uscire, andò da lei, di nuovo: Come vai? Meglio: grazie. Vuoi qualche cosa? .... No Io torno subito. Va bene.

Quindici giorni in casa sono peggio che la morte, per un giovanotto; ma il poter uscire, dopo quei quindici giorni, gli è come una risurrezione. Il ferito aveva ricevuto in quelle due settimane moltissime visite; ma quel via vai di persone, le quali facevano tutte la stessa dimanda, non aveva certamente potuto divertirlo molto.

Avevano cenato sole, in silenzio, alla scarsa luce della lucernetta, inghiottendo i bocconi lentamente, poi la vecchia aveva alzato la testa, aveva fissato la nuora con tenerezza pietosa, e le aveva detto: Non farne delle solite, Serena, vai a letto, egli non verr