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Aggiornato: 4 giugno 2025


«In una parola, madre, voglio morire nelle braccia di Adriano, con lui, sfogliando petalo a petalo l'estasi della colpa se amare n'è una agli occhi di Dio...» Ora, a quell'armellino non venne neppure nel pensiero di suicidarsi col véggio al carbone delia crestaina, con la pistola del violento, con il tossico della disperazione, col pugnale della premeditazione fredda ed eroica.

che' per lo mezzo del cammino acceso venne gente col viso incontro a questa, la qual mi fece a rimirar sospeso. Li` veggio d'ogne parte farsi presta ciascun'ombra e basciarsi una con una sanza restar, contente a brieve festa; cosi` per entro loro schiera bruna s'ammusa l'una con l'altra formica, forse a spiar lor via e lor fortuna.

Ma, il tempo scorre; e niuno venire io veggio,... e nulla so... Del tutto Seneca anch'egli or mi abbandona?... Ah, forse piú non respira... Oh cielo!... ei sol pietoso era per me... Neron giá forse in lui il furor suo... Ma, oh gioja! Eccolo, ei viene. OTTAV. Seneca, oh gioja! ancor sei dunque in vita? Vieni, o mio piú che padre... E che? nel volto men tristo sembri: oh! che mi arrechi?

BALIA. Molto volentieri; ma siate destra che Cintio s'accorga di lei, pur ella dell'inganno. Signor Cintio, Dio vi dia ogni contento! CINTIA. Ne arei bisogno, signora Amasia mia padrona! E a voi doni Iddio ogni contento e felicitá; bisogna ch'io domandi come stiate ché vi veggio bellissima. AMASIO. L'affezion che mi portate vi fa parer cosí.

che quella di colui che li è davante; e noi movemmo i piedi inver’ la terra, sicuri appresso le parole sante. Dentro li ’ntrammo sanz’ alcuna guerra; e io, ch’avea di riguardar disio la condizion che tal fortezza serra, com’ io fui dentro, l’occhio intorno invio: e veggio ad ogne man grande campagna, piena di duolo e di tormento rio.

CALONIDE. Io t'avea dato, figliuol, tempo tre giorni, ché potessi pensarvi bene; perché queste cose so come vanno e questo grande amore non dura sempre. Ma, poi ch'in te veggio cosí gran desiderio, non mi pare di poterti mancar; ma ben cognosco quanto sconvenga a te tôrre una donna poverina. CRISAULO. Queste son parole.

ARMELLINA. Con l'anima di vostro padre, che vuol entrare per forza in casa nostra. LELIO. Veggio l'aspetto di mio padre. Oh quanto se gli assomiglia! Se Cricca non me ne avesse avisato prima, chi bastarebbe a farmi credere che fosse il vignarolo? Certo sará qualche spirito dell'inferno che ha costretto l'astrologo a venire in cotal forma. LELIO. Oh possanza delle scienze! quanto son grandi!

CRICCA. Ascolta pure.... Io mi fermo ed egli si ferma, io fingo di partirmi e lui si ficca dentro una bottega. Passo inanti per conoscere chi sia e veggio una moltitudine ivi dentro. M'accosto piú vicino. Vi veggio un uomo con una notabil barba che lo tenevano legato molte persone, e tutti gridavano: Birri, birri!... PANDOLFO. Ed è possibil che questi birri vadano al proposito mio?

«Sed fugit interea, fugit irreparabile tempus». VIRG. L'aureo, gioioso e mansueto aprile, ch'or sparger d'ombre i verdi campi veggio, piacciali eterno seggio qui prender nosco, ch'altri non succeda.

Pur io vi veggio, mercé della vostra buona natura, tutte modeste e savie; e son certo che starete in ordine con vostro sommo piacere, aprendoci ben l'occhio per ricevere el nerbo o il verbo substenziale, per dire meglio, dei nostri ragionamenti.

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