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Aggiornato: 4 giugno 2025
Onde così parlò: felice appieno Il grembo di colei, ch'a noi ti diede, Qualunque è stata; e non felice meno La patria terra, ove fermasti il piede; Quale veggio splendor? quale sereno Che del bel di l
68 De l'alta stirpe d'Aragone antica non tacerò la splendida regina, di cui né saggia sì, né sì pudica veggio istoria lodar greca o latina, né a cui Fortuna più si mostri amica: poi che sar
Ma certo, Gerastule, Gerastule lepidule, voi stesso vi lacèssite d'ingiuria, chiamandovi decrepito, che per la Dio mercé non mi parete di quaranta anni. PANURGO. L'aria di Napoli è cosí sottile che nasconde gli anni alle persone. NARTICOFORO. Mi scrivevate aver i piedi obsessi da nodose podagre; or veggio che gli avete scarni e delicatuli.
Perché se pur alcuna volta passa per qua, lo veggio cosí timido e sospettoso, cosí celato il viso nella cappa che par che dubbiti di qualche tradimento; e quanto può piú presto, da qui si parte, il che mi dá tanto dolore quanto è l'amor che li porto. ESSANDRO. È giovane, signora: questo è il suo primo amore.
Benedetto sia Iddio, che m'è pur lecito di veder alla libera quel volto tanto desiderato, quel petto, quel seno e quelle mani che sotto tante imagini, viluppi e ombre m'eran nascoste! Veggio pur quegli occhi vivaci.
PROTODIDASCALO. O Dio, come potrei far cerziore Lampridio dell'advento di suo padre acciò non lo colga all'improviso, e impremeditato non sappia che risponderli; come potrei io vederlo? Ma veggio un puello ludibondo uscir dalle sue edi. LALIO. Madonna, che mi tira, che mi tira? PROTODIDASCALO. Alloquar hominem. Heus, puer! «Adesdum; paucis te volo». LALIO. Chi è costui che vola?
Ma dì s’i’ veggio qui colui che fore trasse le nove rime, cominciando ‘Donne ch’avete intelletto d’amore’». E io a lui: «I’ mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch’e’ ditta dentro vo significando». «O frate, issa vegg’ io», diss’ elli, «il nodo che ’l Notaro e Guittone e me ritenne di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!
poi altre vanno via sanza ritorno, altre rivolgon se' onde son mosse, e altre roteando fan soggiorno; tal modo parve me che quivi fosse in quello sfavillar che 'nsieme venne, si` come in certo grado si percosse. E quel che presso piu` ci si ritenne, si fe' si` chiaro, ch'io dicea pensando: 'Io veggio ben l'amor che tu m'accenne.
ERASTO. Col medesimo pensiero son uscito di casa ancor io, ché non è ben di me quel giorno che non vi veggio; però vi andava cercando. CINTIA. Cercavate uno che non si parte da voi mai. ERASTO. M'amate al solito, eh? CINTIA. Al solito, perché non si può piú, e salito al colmo non si può piú crescere.
2 Sento venir per allegrezza un tuono che fremer l'aria e rimbombar fa l'onde: odo di squille, odo di trombe un suono che l'alto popular grido confonde. Or comincio a discernere chi sono questi che empion del porto ambe le sponde. Par che tutti s'allegrino ch'io sia venuto a fin di così lunga via. 3 Oh di che belle e sagge donne veggio, oh di che cavallieri il lito adorno!
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