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Aggiornato: 12 giugno 2025


«Lego L. 50.000 al mio cugino Venanzio Bordini. «Lego L. 50.000 a mio zio Bortolo Negri, negoziante di carni di macello. «Lego L. 50.000 a mio cugino Ippolito Portatore usciere. «Lascio i quadri e tutto quanto si trover

, il Rosati, rispose Caruso, e premendo il bottone di un campanello ordinò a un usciere di chiamare Fabio. Don Pio era rimasto in faccia a Maria, senza parlare, e la guardava fisso sperando sempre che ella pronunziasse una parola che lo autorizzasse a sperare.

Signori, sono pronti? interrogò il presidente. E visto che tutti avevano infilato la toga, aggiunse, rivolto al capo usciere: Dunque, possiamo andare! Prendete! disse all'usciere l'auditore Pantellini, relatore nella causa, tendendogli, con un gesto molto brusco, un grosso fascio di fogli.

Giusto a capo basso pensava: Non vi è dubbio che il notaio si è sbottonato in faccia alla notaia; ed è certissimo che la notaia ha portato in giro per Milano la notizia del testamento. Ora questo usciere minchione è tentato di credere che io sia ricco e avaro, sta pensando un po' al pignoramento e alle mille lire, ma finir

Erano il segretario della giudicatura, uno scrivano, un usciere ed un pubblico estimatore che venivano, dietro sentenza del giudice, sulle istanze di Marone, a procedere agli atti esecutivi in odio di Antonio Vanardi.

Mise la sua mano bianca, morbida, in quella ruvida e nervosa dell'auditore Pantellini: quindi, alzandosi, esclamò: Signori!... è tardi, dobbiamo entrare in udienza. L'auditore Lechini corse al cordone del campanello e lo tirò. Subito comparve un usciere. Andate ad avvertire il signor Avvocato Fiscale e il Cancelliere che il signor presidente vuol cominciare l'udienza...

Avrai passato i più begli anni della vita nell'aria viziata d'una camera, seduto ad ore fisse sopra un duro sedile, sotto la sorveglianza di un usciere. Oh, la bella vita! E il babbo che s'immagina che con la vostra influenza io possa correre una brillante carriera....

In questo mentre chiese ed ottenne il permesso, e fu da un usciere introdotto nella sala il capitano aiutante Marini, il quale espose che gli ufficiali della guardia civica esclamavano ad alta voce di voler essi presidiare il Senato e difenderlo.

Al sommo d'una delle scalette che scendono nell'emiciclo comparve un usciere di servizio con un dispaccio in mano. E accennava a dirigersi verso il banco di Alberto Varedo, ma ristette vedendo che il discorso non era ancora finito, e, a un deputato che lo interrogava con lo sguardo, disse a bassa voce: C'è un telegramma d'urgenza per l'onorevole Varedo. Or ora rispose piano il deputato.

Innocente come Gesù Cristo, signora! replica il mio vicino ridendo anch'esso. Ma la seduta è cominciata. Io ho la parola. Il subjetto è grave. Io ho bisogno di raccogliere le mie idee, di tenere la mia attenzione concentrata. Un usciere viene a mettermi sotto il naso la sua coppa all'acqua zuccherata, e m'interrompe. I miei vicini parlano a voce alta. I miei colleghi, alle spalle, mi suggeriscono delle considerazioni, che io non sollecito e che frastornano l'ordine dei miei pensieri. I miei colleghi, di sotto, vanno, vengono, rimuovonsi, leggono i giornali e mi confondono, mi forviano. Il presidente strimpella col suo campanello. Gl'intolleranti interrompono. Si rumoreggia, si strepita, si sbadiglia ohimè! si sbadiglia ciò che è la più oltraggiosa di tutte le opposizioni. In verit

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