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Aggiornato: 14 giugno 2025
Il nome Maledìa è una denominazione generica usata per tutti i ghiacciai e nevai del gruppo dei Gelas, alludendo forse al loro carattere sempre invernale, nemico all'uomo, o, come si vuole anche, ad una curiosa leggenda corrente nelle Valli del Gesso.
E questa potenza di dilettare è precisamente l'«interesse estetico» nel terzo significato. Non le faccia stupore di udire che una parola viene usata in vari sensi. Purtroppo è ancor lontano quel tempo in cui l'ideologia e la grammatica filosofica avranno fatto tutti i progressi che ci vogliono, perché possa cessare questo abuso e questo inconveniente.
Io la ringrazio! disse. E farò ogni sforzo per mostrarmi degna della preferenza che mi ha usata. Mio fratello mi ha parlato tante volte di lei. Roberto le vuol bene. Ella non è ignoto per me. Non ricordo quel che risposi; poche e imbarazzate parole certamente.
Noi non dovevamo marciar su Roma diceva il relatore della commissione che per proteggerla contro un intervento straniero e contro gli eccessi d'una controrivoluzione.... come protettori e citava l'espressione usata dal presidente del Consiglio in seno alla commissione o com'arbitri richiesti.
Cosí nel 1605 li ministri pontifici diedero gran valore al zecchino, perché ne avevano per pagare le soldatesche. Non è gran cosa che chi maneggia le casse di guerra proccuri di vantaggiarsi per questa via, ch'è tanto usata anco in tempi di pace.
In qual anima nata sotto le piú maligne stelle del cielo, in qual spirito uscito dalle piú cupe parti dell'inferno, vestito d'umana carne, ha potuto capire sceleraggine come questa? DON FLAMINIO. Eccomi, buttato in terra, abbraccio le tue ginocchia, ti porgo il pugnale: la crudeltá che ho usata contra voi, usate voi contro me.
Ogni arte, ogni scamoffia aveva usata per far di matrimonio mercanzia; ma ognun la fugge come spiritata e come la beffana od un'arpia. La favola s'è resa della piazza: non v'è piú caso ch'ella faccia razza. La tossa è insuperabil, la febbretta era una lima sorda quotidiana; tal ch'ella finalmente si rassetta ad una santitá bizzarra e strana.
Raccontava uno valente uom ravignano, il cui nome fu Pier Giardino, lungamente stato discepolo di Dante, grave di costumi e degno di fede, che dopo l'ottavo mese dal dí della morte del suo maestro, venne una notte, vicino all'ora che noi chiamiamo «mattutino», alla casa sua Iacopo di Dante, e dissegli sé quella notte poco avanti a quell'ora avere nel sonno veduto Dante suo padre, vestito di candidissimi vestimenti e d'una luce non usata risplendente nel viso, venire a lui; il quale gli parea domandare se 'l vivea, e udire da lui per risposta di sí, ma della vera vita, non della nostra.
Egli aveva i più bei falconi d’Europa, che gli erano stati donati da un suo zio materno, gran maestro de’ cavalieri di Malta. Della qual cosa era giunta voce perfino al re di Francia, il quale, avvezzo per lo innanzi a ricevere ogni anno da Malta i migliori falconi pellegrini, e non gli parendo più che il gran maestro dell’ordine facesse il debito suo con la usata larghezza, ebbe a tenerne parola co’ suoi gentiluomini. E uno di costoro gli rispose:
Il canapè non aveva che un cencio di coperta turchina, usata forse come tappeto da tavolo in altri tempi, e un cuscino sucido; di faccia, sopra una piccola cassa, nella quale stavano i pochi panni, si vedevano i suoi due stivaletti ancora infangati. Ma siccome Giorgi non parlava, Ambrosi guardò all'orologio fingendo di avere qualche visita urgente.
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