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Aggiornato: 11 novembre 2025


Quando furono soli, il contegno di Adriano cangiò. Il suo viso, dolce e trasparente, assunse un'aria dura, altera e supremamente disdegnosa. Il duca pareva completamente abbattuto. Io vi aspettava disse Adriano, sedendo ed avete potuto vedere che sono preparato. Perchè mi aspettavate voi? domandò il duca. Voi avete dunque dei rimorsi? Io mi metto di raro nel caso di averne replicò Adriano.

Cavignì era giocondo ed insinuante come la prima volta. Sebbene quasi sempre occupato della signora Cheron, trovava il mezzo di parlar con Emilia. Le indirizzò da principio qualche motto spiritoso, e prese in seguito un'aria di tenerezza di cui ella si accorse benissimo, e che non la spaventò. Ella parlava poco, ma la grazia e dolcezza delle sue maniere l'incoraggirono a continuare; non fu interrotta se non quando una giovine signora del circolo, che parlava sempre, e di tutto, venne a mescolarsi ai loro discorsi; questa signora, che spiegava tutta la vivacit

Essa aveva detto tutto questo senza arrossire, con un'aria di tanta indifferenza da lasciare addolorata la mamma, che avrebbe desiderato in vece una tutt'altra risposta, magari una confessione di cose quasi gravi... tanto da aver bisogno dell'assoluzione materna. Rimase parecchi minuti senza parlare. Era piena di stupore e amareggiata da un grande disinganno....

"Che ve ne pare, gli disse, di questa nave? avete voi mai veduta una simile meraviglia?" "Oh che gran bella meraviglia! rispose il Conte aggrinzando il mento, e sporgendo il labbro inferiore per dare al volto un'aria di disprezzo. Finalmente non la è che una gran barcaccia un po' più grossa di quelle che vediamo cariche di sale sul nostro naviglio".

Che cosa importa a te del mio perdono? disse Elisa con un'aria di risoluzione tranquilla, ma con una voce in cui si sentivano le lagrime. Sono forse io ancora qualche cosa per te? Va a cercare il perdono a quella donna che ha più diritto di me di concederlo. Elisa ti supplico, non parlami di quella donna.

«Un giorno lo vedemmo venire in iscuola con un'aria più sibillina e tronfia del solito.

Ho fatto un viaggio; rispondeva l'altro, con un'aria dimessa che volea parere modesta; sono stato in Toscana.

Il cieco non disse nulla, stette un istante a capo basso, come cercando di veder meglio quelle amate sembianze, poi voltò la pagina lentamente. «Un bel giovinetto, lungo lungo, con due baffetti neri ed un'aria di storditello.... Io, disse il cieco; e rise forte. Una giovinettina piccina, quasi nana, molto bruna, quasi nera, con un naso fatto così e così.... Tu! e rise più forte.

Io straniera, libera di me stessa, venuta in questa vostra bella Italia per dimorarvi forse a lungo, trovandovi un'aria confacente alla mia salute e al mio appetito, sul punto di rimettermi al teatro, avrei cattiva grazia se rifiutassi l'onore di fare la vostra conoscenza.

Tutti e due avevano scelta la carriera militare, e si disponevano ad entrare in un collegio marina. Una mattina Marco ricevette un biglietto dal dottor Andreoni che lo pregava di recarsi da lui, e vi corse subito. Non sono venuto io da te perchè avevo bisogno di parlarti da solo, disse il vecchio appena lo vide entrare. Aveva un'aria assai grave, e Marco si impauri.

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