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Torino, 1896. Per Giuseppe Garibaldi Invitato a commemorare Giuseppe Garibaldi in questo giorno nel quale ogni cuore italiano risente più viva la tristezza d'averlo perduto, non terrò un discorso ampio e ordinato dell'opera e della funzione storica compiuta da lui, poichè nulla o poco oramai ne rimane a dire che non torni superfluo a un uditorio di italiani colti. Parlerò il linguaggio facile e caldo del patriotta, che, invece di dissertare sul passato, lo risuscita, lo rivive e lascia andar tutta l'anima all'onda degli affetti e delle memorie. Spero, così parlando, di consentire alla disposizione d'animo dei miei uditori, ai quali non parr

Il professore Zimmermann avea però dato, per oggetto principale della disputa, ciò che oggidì fu toccato per incidenza, ed era:==Se all'Italia, dall'invasione dei Franchi e dalla caduta del regno longobardico sia venuto danno o vantaggio, e se colui che chiamò Carlo in propria difesa abbia saviamente e giustamente operato.==Il dottore Zimmermann, premesso il proprio giudizio, che era in tutto favore di Adriano, gettò la questione al dibattimento degli uditori.

Poca cosa parve l’intreccio; deficiente la catastrofe; «ma il dialogo, animatissimo; sorprendente l’attitudine dei comici, che in sostanza eran del volgo, e gli abiti ben il mostravano; e il dialetto talmente siciliano da rendersi difficile per gli stessi uditori siciliani, non che per un forestiero. Il Sovrano credette i comici più naturali di quelli che erano a S. Carlino, e ben credea»⁹⁹.

Curzio aveva pronunziato il suo discorso con quella foga irresistibile della passione che trascina invincibilmente gli uditori. Tutto l'entusiasmo dell'amor patrio e dell'abnegazione era impresso nelle sue parole. Pareva che in lui rivivesse lo spirito di quel grande di cui portava il nome.

Beh! mi par di vederloQui Mattia faceva colle labbra un versaccio, come avesse posti i denti in un frutto lazzo ed amaro. «E voi? gli chiedevano gli uditori. «Io? Io m'affacciai al precipizio, guardai, inchinai gli sposi: poi feci nell'aria un gran crocione, e addio vicini, mi tramutai.

Signore, non vi sgomentate, che non si fa un corso di estetica. Volevamo, con questo accenno d'infanzia, significarvi che abbiamo a nostre spese imparato a non mettere il naso ne' banchetti di nozze, e che, da uditori diventati narratori, vi facciamo grazia del convito finale. Gi

Le loro accurate osservazioni sulla umanitá fornivano il loro pennello di tratti e di colori i piú vivi ed espressivi per porre sotto agli occhi degli uditori le figure degli ebbri, degli iracondi, de' golosi, de' superbi, degli avari, de' molli effeminati, de' sfrenati, libidinosi e d'altri brutalmente abbandonati ne' vizi; e con tali fisonomie, tali guardature, tali attitudini, tali scorci naturali, veri e abborribili ne' loro aspetti, che destavano negli ascoltatori ribrezzo e timore di somigliare a que' schiffi ritratti.

A vostra scelta signora.... Voi somigliate per me, a un tribuno proteso, la cui lingua eloquente, instancabile, colpisce al cuore gli uditori in cerchio, commossi... Siete, in questo momento, un trapano onnipotente, che fora in tondo il cranio troppo duro di questa notte ostinata.... Siete, anche, un laminatoio, un tornio elettrico, e che altro?

È la tua man tremante.... Fanciulla mia, perchè? E Tilde, con un impeto di sentimento: In solenne istante Tu lo domandi a me? Il duetto crebbe in tenerezza. Le melodie del cavaliere Petrella deliziavano le orecchie delli uditori. Tutte le signore stavano chinate su ’l parapetto delle tribune, immobili, attente; e i loro volti, battuti dal riflesso del verde delle bandiere, impallidivano.

Egli li primi inizi, come di sopra è dichiarato, prese nella propia patria, e di quella, come a luogo piú fertile di tal cibo, n'andò a Bologna; e giá vicino alla sua vecchiezza n'andò a Parigi, dove, con tanta gloria di , disputando, piú volte mostrò l'altezza del suo ingegno, che ancora, narrandosi, se ne maravigliano gli uditori.