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Aggiornato: 18 giugno 2025
Tacciono le rane per lasciarlo passare, poi gli gridano dietro la loro rauca beffa. Ed egli fugge sempre brandendo l'arme funesta; finalmente si ferma, si butta al suolo, ritrova un singhiozzo. Un uccello che ha avuto paura si è levato a volo per mutar letto, poi tutto tace, anche le voci beffarde della notte; poi sulle creste dei monti si disegna una striscia di oro pallido è l'alba.
E il sottotenente Zasio: Non sappiamo nulla di Garibaldi, ma quando ei tace agisce. «Precedetemi, e a rivederci presto,» disse quella notte che ci mandò qui. Egli suol fare più che non prometta. Senza navi da guerra non può tentare con molta gente lontani sbarchi. Uccello di terra e di mare, sapr
Egli diceva: «meglio uccello di bosco, che uccello di gabbia». Il Comandante della Borbona era, come tutti i servitori di Re, uomo col cuore nella pancia, e bastava perciò che non l'avessero disturbato nei suoi quattro pasti diurni, e dal suo favorito caffè, due volte al giorno, perchè egli potesse passare per un buontempone.
Dice adunque che, unta dal capo al piede, subito si trasformò in uccello volatile: ed aggiugne poco di sotto che non era altro che corvo notturno. Così a tutti quelli che lo guardavano, o che mostravano di guardarlo, pareva che fusse un corvo notturno; perciocchè io non credo che con unguenti nè con incanti, cosa nessuna si possa dalla sua forma trasformare in un'altra.
Pare che a questi morti che camminano, a questi spettri viventi, sia concesso di abbellire le proprie celle procurandosi qualche distrazione. Chi coltiva entro cocci dei fiori coi quali tacitamente conversa; altri si bea la vista con l'effigie di un santo, o custodisce un uccello in gabbia dilettandosi al suo canto, dato però che un uccello possa cantare in quelle celle di spettri.
Io nulla rispetto: nè le rovine della pietra, nè quelle della carne. Il mio soffio caccia a caso, a palate, i vinti e i vili nelle loro tombe, soli solchi scavati dai loro piedi, zappe metodiche! Guerra o rivolta. Scegliete! Sono le grandi feste del fuoco, di cui s'onora il mondo! Quale uccello presuntuoso è questo, o quale scialuppa aerea, che rèmiga al disopra della mia testa?
Ite voi, donne, fidatevi de' giovani del tempo d'oggi, e massime di costoro di prima barba, larghi di promesse e ricchi di giuramenti, che in un punto amano e disamano, come li va il cervello: sono come i sparvieri, avidi sempre di nuove prede, che, se bene han un uccello preso nell'unghie, se ne veggono un altro, lasciano quello che hanno, per acquistar quello che va volando.
Mercè le loro immense ali, possono sostenersi giorni intieri nell'aria, senza riposarsi un solo istante. Osservate ora quest'altro uccello dal becco lungo, diritto e aguzzo; è una Cicogna; ha quasi un metro e venti centimetri di altezza e grandi ali robuste, le cui piume bianche hanno una specie d'orlatura nera.
Comprendo il tuo terrore a vedermi girare maestosamente come un grande uccello bianco, tanto in alto, nell'ammirabile chiaro di luna! Non temere! L'aria è tranquilla.... Io mi trastullo in questa immensa vasca trasparente, piena d'un latte diafano.... e mi volgo e rivolgo flessuosamente come un lungo pesce azzurro.
Non gl'invidiate l'incarico soave! Non vide mai persona più impacciata del nostro Sennacheribbo. Il sorreggere una donna in deliquio è sempre grave, per quanto cara la si possa avere, per quanto innamorati se ne sia, giacchè pesa. Leggiera come un uccello è una metafora tanto falsa ed esagerata che rasenta lo eufemismo.
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