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Aggiornato: 23 giugno 2025
«Non posso assistere alle tue nozze, scriveva la povera donna, nè vivere, come avevo sognato, presso di te. Non si può illudersi che il male non si espii presto o tardi; e questa è la mia espiazione. Vado a Nervi presso i bambini della povera Elena, e se il loro babbo mi vorr
Dio sa che sia ora di te, ché, non ti riuscendo il morir per le mie mani, dubito che ti sarai uccisa con le tue; e se non sei morta, sarai poco lontana dalla morte, ché giá ti scorgeva i segni nel volto spiegati dalla disperazione.
Ne le tue rotte corde, nel buono ramingo tuo core l’anima de la plebe passò col suo stanco dolore, e piange....
Come un fumatore sbuffa il fumo d'un sigaro, così con un soffio rude tu allontani, o Vulcano, il tuo bianco pennacchio imponente, con disinvoltura. Il mio orizzonte è sbarrato da1 tutte le parti dalla contorsione enorme delle tue mascelle scoppiate, goccianti di bragia!
«In tutte tue question certo mi piaci», rispuose, «ma ’l bollor de l’acqua rossa dovea ben solver l’una che tu faci. Letè vedrai, ma fuor di questa fossa, l
Ma perche' dentro a tuo voler t'adage, ecco qui Stazio; e io lui chiamo e prego che sia or sanator de le tue piage>>. <<Se la veduta etterna li dislego>>, rispuose Stazio, <<la` dove tu sie, discolpi me non potert'io far nego>>. Poi comincio`: <<Se le parole mie, figlio, la mente tua guarda e riceve, lume ti fiero al come che tu die.
Questi ostendali in dietro eran maggiori che la mia vista; e, quanto a mio avviso, diece passi distavan quei di fori. Sotto cosi` bel ciel com'io diviso, ventiquattro seniori, a due a due, coronati venien di fiordaliso. Tutti cantavan: <<Benedicta tue ne le figlie d'Adamo, e benedette sieno in etterno le bellezze tue!>>.
La rovina colpisce tutti, perchè tutti hanno ceduto alla sete dell'oro, perchè tutti hanno ambito pronti e forti guadagni, che assicurassero loro godimenti materiali. Risparmiaci le tue sentenze, Camilla, disse il principe. Ma la principessa in quel momento non udiva neppure le sprezzanti parole del marito. Ella teneva la testa alta e negli occhi chiari le brillava un lampo di pensiero pertinace.
E tu invan, fiera Dea, tu invan d'oscure Sfingi hai custodia intorno; invan di tuono Armi il tuo grido, e veste hai di paure. Questo verme immortale ebbe tal dono, Per cui scrolla are, ombre dirada, e altero Su le rovine tue piánta il suo trono. Tu di fulmini t'armi, e in tuo mistero Minacciosa sorridi; egli al tuo sguardo Il fulmin strappa, ed arma il suo pensiero.
SANTINA. Che dici, Nepita? non l'hai inteso con le tue orecchie? comporterò io d'esser cosí mal maritata? Non la passerá certo senza vendetta: io vo' aventarmegli adosso come una cagna. NEPITA. Or questo no, padrona: fategli ogni altro dispiacere e lasciate questo. SANTINA. Vo' cavargli gli occhi e troncargli il naso con i denti.
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