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Aggiornato: 20 luglio 2025


Quello non era un amico dei soliti, un amico del buon tempo, e Lorenzo poteva dire di lui come Beatrice di Dante: «l'amico mio e non della ventura». L'Assereto aveva notata la tristezza di Lorenzo, e lo aveva tanto incalzato di affettuose domande, che questi gliene aveva detta finalmente la cagione. L'amico non era ricco; ci correva anzi di molto!

A me parve, che mi si franasse il cuore; sentii cascarmi giù ogni tristezza, e piansi, piansi come un fanciullo.

Marta si rimproverava di non partecipare a quella gioia, di provare invece una impressione di tristezza, quasi d'invidia. Le venne in mente sua madre, sua madre ch'ella aveva un poco dimenticata durante il viaggio, e che da piccina le diceva e da grande le ripeteva: «Marta sei troppo impressionabile, troppo esclusiva, senti troppo, pensi troppo. Ciò non conduce alla felicit

Il Polverari aveva detto questo con una grande tristezza, forzandosi ad infondere alle sue parole, pur pronunciate con palese pena, quell'accento di sincerit

E Guglielmo tornò a Gressoney colla tristezza nell’animo. Quante volte dalla sua casa rifatta guardava le vette del Mon Rosa con gli occhi pieni di lacrime. Quel cielo azzurro di l

D'improvviso Raimondo si scosse, e stringendomi al petto, mi disse con accento di tristezza indefinibile: Che tu sia il benvenuto, amico mio poi guardando il ritratto Clelia, ed accenandolo col dito: da un mese io sono solo. Non disse altro; ma mi fe' segno che lo seguissi e mi trasse verso la sua camera.

Del resto, la quiete dell'animo di Spinello va intesa con discrezione. Era una quiete, come oggi si direbbe, relativa. Gli restava un gran vuoto nel cuore, e sul volto l'impronta di una rassegnata tristezza.

Sant'Aubert non poteva rispondere: strinse Emilia al cuore: le loro lacrime si confusero, ma non erano più lacrime di tristezza. Dopo questo linguaggio del sentimento, ogni altro sarebbe stato troppo debole, ed entrambi stettero silenziosi. Sant'Aubert parlò in seguito secondo il consueto, e se lo spirito non era nella sua ordinaria tranquillit

Egli la guardava avidamente, pallido, tremante, e ripensava il bacio di quelle labbra che aveva sentito sulle guancie la sera del suo ritorno. Non l'hai osservato anche tu? domandò la Elena che aveva parlato fin allora della tristezza misteriosa di Vincenzo. Che cosa? rispose Vicenzino che, assorto nella sua estasi d'amore, non aveva capito nulla.

Quel disgraziato era assai male in arnese; ma messer Dardano lo riconobbe subito. Rammentate che Tuccio di Credi era il compagno inseparabile di Spinello, nella sua gita a Firenze, e che proprio a lui si era rivolto messer Dardano, per avere notizie intorno alla tristezza di quel giovinotto, che andava ogni giorno a sedersi sulla piazza di Santa Maria Novella.

Parola Del Giorno

l'evocatrice

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