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Aggiornato: 24 giugno 2025
Il gesto della donna diventa materno per accarezzare un mento d'argento, che la luna subito con dolce meccanico furore salda alla carne. Ride il sangue del mutilato in questa bizzarra officina improvvisata di metalli innamorati e carni che sognano di metallizzarsi. Il torso di quel tenente bersagliere si rizza con forza nella pienezza della sua virilit
III, pag. 611. Francesco Pipino, lib. 4, cap. 21, in Muratori, R. I. S., tom, IX, pag. 726. Nangis, loc. cit.; Francesco Pipino, loc. cit. Raynald, Ann. ecc., 1285, §. 9. Bart. de Neocastro, cap. 90. È attribuita a un abate Gioacchino. Francesco Pipino, loc. cit., lib. 4, cap. 20. Dal Torso fu, e purga per digiuno Le anguille di Bolsena e la vernaccia. DANTE, Purgat., c. 24.
Sul dinanzi il terrazzo al quale si accedeva da un'ampia gradinata; tutto intorno un giardino dalle piccole aiuole fiorite, a disegni rari e simmetrici; poi un lungo viale di ippocastani, e, infine, attorno al torso mutilato di un Ercole gigantesco; una selvetta umida, cupa, triste, di mortella e di piante parassite. Il duca aspettava sul terrazzo l'arrivo di Sua Eccellenza.
La botte di Pietro entrò, tutta lucente dalla lunga lavatura. Il padrone ed il cavallo erano coperti da un cencio di lana inzuppato. Pietro era vestito co' soliti abiti: stava tutto raggrinchiato, come se volesse farsi entrare le gambe e le braccia nel torso per riscaldarle. Si lasciò cadere dal carro tutto d'un pezzo, e rimase l
Adesso un pèttine di gala raccoglieva quelle sue treccie, altra volta annodate così modestamente; e da esse, impolverate e acconciate, come se Lucifero vi avesse posta la mano, si spiccava un velo bianco trinato, che le scendeva giù pel collo, ornato d'una doppia filza di perle; e lambiva le spalle ignude e belle come d'un torso di quelle statue, che si scoprono scavando le terre del genio e del sole.
«E prima che io potessi muovere due passi per discostarmi, quattro fratelli mi afferrarono pel torso, mi sollevarono, mi immersero nella cabina della volante.
È troppo tardi! Il Dio sta per raggiungerci! I suoi garretti tesi, serrati entro maglie di barbaro oro, vibrano e risplendono... I suoi grevi passi risuonano sulla riva d'argento, e il suo torso colossale, muscoloso di raggi, ingombra il profondo azzurro fino allo Zenit!... È troppo tardi!... Tutto è perduto! Il Dio ci raggiunge... Per noi, non altro scampo che il mar che ci guarda, pupilla immensa, tutta cigliata di fiamme! Egli viene, ebbro di corsa, agile e nudo, tese le braccia, a te, per abbracciarti! Gi
Metteva i piedi su le barelle dei più vicini questi si rizzavan sui gomiti, per guardarlo. Ed egli, a torso nudo, ancor atletico nella sua magrezza, disciolse tutte le bende, ne fece un pacco rosso, che buttò lontano, sopra lo stuolo degli storpi. Si vide orribilmente la piaga nuda. Ma egli chiuse il pugno, e ve lo immerse.
E tu, che sulle storte gambe reggi ligneo torso nodoso, uso al travaglio di leva?... e tu, che corda di bavaglio tessevi un dì, tessendo all’uom le leggi?... E tu, donna, che porti sulle labra impresso il bacio d’una moltitudine?... Tu, ch’eri ladro?... tu, che in solitudine scandagliavi l’insonne anima scabra?...
Sì, aspettiamoli, questi veri Italiani! soggiunse il Martini, accompagnando la sarcastica frase con un moto ondulatorio del suo atletico torso. Ah, comandante! Noi in Italia, sia detto con sua licenza, siamo di gran chiacchieroni, col nostro Elmo di Scipio irrugginito e coi nostri giuriam! dove non si mette altro che il fiato. E la veda, non mi fa mica meraviglia che siamo così pochi alla posta.
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