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Aggiornato: 14 giugno 2025
Egli si slanciò come una tigre verso la fessura, ma le forze gli vennero meno e cadde a terra sfinito, coi pugni minacciosamente chiusi e la schiuma alle labbra. Proprio in quell'istante la sorella di Notis arrivava alle ruine d'El-Garch. CAPITOLO IX. Elenka.
Prima che questo, il lupo, il leon, l'orso venga, e la tigre e ogn'altra fera brava, di cui l'ugna mi stracci, e franga il morso; e morta mi strascini alla sua cava. Così dicendo, le mani si caccia ne' capei d'oro, e a chiocca a chiocca straccia.
Altro che gatto! quello era stato peggio d'una tigre. Ben venuto in refettorio! gli disse il capitano, ripigliando il suo buon umore. Ce n'è ancora una scodella per te, frate Alessandro. Che! arrivo tardi; rispose il frate scudiero. Non vedete come scappano? Per andar fuori del tiro, sì; ma ora voleranno sassi, mio caro. E allora sotto, prima che pensino a farci fare la fine di Golía.
DOTTORE. Ogni tua parola m'è un serpe velenoso che mi morde, una tigre che mi straccia. PANFAGO.
In questo frattempo un'altra guerra era scoppiata in Abissinia. Devo premettere, che per tradizione è privilegio del principe del Tigré di domandare al patriarca d'Alessandria l'Abuna, o vescovo cofto che deve risiedere in Abissinia e che solo ha il diritto di incoronare i sovrani.
Finita la seduta i tamburi chiamano il pubblico a raccolta e si proclama la nomina del figlio del re a governatore generale del Tigré, e di Ghedano Mariam a suo wachil o rappresentante.
E mentre il Bardineto, con un ultimo sforzo, veniva a capo di schiuder l'uscio restìo, quella donna si scagliò furibonda come una tigre su lui, e, tratto un pugnale di sotto alla cintura, glielo cacciò nelle reni. Era quello il pugnale che, il giorno della sua caduta, la povera Gilda aveva strappato di pugno a Giacomo Pico.
Trasse l'jatagan e lo porse a Elenka che ne provò il filo e la punta. In guardia disse l'almea con tono glaciale. Fra dieci minuti bisogna che tutto sia terminato. Elenka alzò il gonnellino per essere più libera e andò a mettersi a venti passi dal burrone volgendogli le spalle. Fathma le si mise di fronte, raccolta su sè stessa come una tigre, colla punta dell'arma diretta al seno della rivale.
Tal sen va ratta ove il demon la scorge; Tigre parea, che belle macchie adorna, A' Libici pastor temenza porge S'a far strage d'armento unque ritorna. Ma non però sì vaga in ciel risorge L'alba tra varii fior quando s'aggiorna, Ch'a pregi di costei non ceda molto, Tanta bellezza le fiorisce in volto.
Uscite tutti! tornò a gridare più forte il Lautrec. Allora, per quanto lo stupore lor facesse forza, tutti si mossero in fretta, e pel disordine s'affollarono, uscendo, in sulla soglia, come branco di bufali sgominati dal ruggito di un tigre reale.
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