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Aggiornato: 1 luglio 2025
Emilio Rey non era un uomo da godersi beatamente il meritato riposo colle mani alla cintola. Lui riposava lavorando. Terminata la stagione delle corse, appendeva ad un chiodo la corda e la piccozza, e correva pei campi ad invigilare gli ultimi lavori. Caduta la neve a ricoprir le campagne del suo candido velo, gli rimaneva la pialla per fargli parere meno lunghi i mesi invernali.
Tuo marito non ha ancora terminata la sua acconciatura? Cospetto di bacco! Sai che non c'è donna per quanto civetta essa sia che impieghi tanto tempo alla teletta? Lisa non sapeva che cosa rispondere; ed ecco, per fortuna, a torla d'imbarazzo entrare nel salotto i due casigliani del piano di sopra, Giovanni Selva e sua moglie Adelina.
E fece, piú che niuna guerra straniera, pericolare lo Stato di Roma; continuò con successi vari fino all'88; fu terminata da Roma vincitrice col concedere i diritti domandati, prima ai soci rimasti fedeli, poco dappoi agli ostili.
Quando il signor De Emma ebbe terminata la sua breve relazione, lei si tolse dal collo il monile di brillanti e porgendolo al barcaiuolo: Prendi, spetta a te; io l'avevo portato per chi avesse ripescato il mio cadavere. Tu mi hai servita un po' troppo sollecitamente, ma non importa, la colpa è dello stupido mio destino.
Invano Tano Spaglia le diceva scherzando: Ma via! Figli e guai non mancano mai! Mutiamo discorso! brontolava don Carmelo. E ogni sera, terminata la rappresentazione, mentre marito e moglie si coricavano nel misero giaciglio dietro il palcoscenico, Cardello li sentiva leticare sottovoce e sentiva il colpo di un ceffone o di un pugno che strappava degli ahi! ahi! alla poveretta.
Terminata la zuffa, sapendo quale premio gli serbavano i preti per le sue sciabolate, senza smontare da cavallo si avviò coi compagni fuori di Roma in cerca dei proscritti che lo accolsero fraternamente. Narrò loro i successi della capitale e con grande ilarit
Lavorando, pensava alla discolpa, architettava un metodo di difesa, cercava nel suo cervello di femmina astuta un mezzo artifizioso per provare l’innocenza; arzigogolando sottilissimamente, si giovava di tutti li spedienti della dialettica plebea per mettere insieme un ragionamento che persuadesse li increduli. Poi, quando ebbe terminata la bisogna, uscì; volle andare prima da Donna Cristina.
E questa sua freddezza non era punto studiata. Non era una delle solite simulazioni; la sentiva proprio spontanea nell'anima e cresceva ogni giorno. Quando venne a sapere che, terminata la stagione d'opera, la Soleil si sarebbe ancor fermata fino ai primi di maggio a Borghignano, d'onde poi sarebbe partita per Genova e quindi per l'America, Lalla non se ne curò, non ne parlò nemmeno col Vharè.
L'udienza fu per quel giorno terminata. All'indomani, la folla aumentò ancora. Si trattava di sentire la requisitoria del Pubblico Ministero, la difesa ed il verdetto. La sorte fu favorevole all'accusata: il Pubblico Ministero si mostrò assai indulgente, mite per lei; l'avvocato la difese con tanto calore, che persino i giurati avevano le lacrime agli occhi.
Terminata la lettura di questo romanzo (scene lasciamolo dire alla modestia dell'autore) pensavo al Goldoni e alle sue commedie. Non gi
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