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Aggiornato: 16 giugno 2025
E dato cenno a don Gualtieri un giorno, che cappellan con Terigi si stava, di questo suo pensier e' parla adorno. Gualtier da Mulion non rinculava, anzi promise fare a lui ritorno, ma che se la faccenda bene andava, e' non saria contento a un par di guanti: poi disse mal del mestier de' pedanti.
Ogni pitocco e tristo avrá veduto, ed io non avrò visto. Fatevi innanzi, allargate la strada! S'apra la folla, cavalier poltroni! Chi non sa servir dama se ne vada: io vi smaschererei co' mostaccioni. Disse Terigi: Io non ho qui la spada; ma gli altri cavalier, come leoni, cominciano co' gombiti e co' fianchi a sospinger la folla arditi e franchi.
E' non è il diavol rispondeva il prete, ch'è il marchese Terigi quel ch'io dico; ma non posso giá far ciò che volete: Bradamante e Rugger non vo' nimico. Non è da dir se a Marfisa la sete cresce di porre iscompiglio ed intrico: basta a' parenti il nodo dispiacesse, quest'era una ragion ch'ella il volesse.
A Terigi con arte affatto nuova promessa sposa è la bizzarra mia; Gualtieri e Guottibuossi, cappellani, a questo matrimonio son mezzani. Si dice: Il mondo fu sempre il medesimo. Io non mi voglio opporre a quel ch'è vero; credo però questo nostro millesimo assai peggior del tempo di san Piero, se ragioniamo quanto al cristianesimo e non prendiamo il mondo per l'intero.
Il nobil anzi in sull'altro casato mantien certa arroganza e preminenza, ché può voler da quel ciò c'ha sognato per una stabilita conseguenza. Terigi è di Marfisa innamorato, ed è sí ricco e ha titol d'«Eccellenza»; la fanciulla il torrebbe, e non so poi per qual ragion lo ricusate voi.
Cosí diceva, e Terigi l'ascolta, e non sapeva parlar né tacere. Marfisa pur lo guarda e ha replicato: Sí, vi perdono; sí, v'ho perdonato. Anzi, perché un bel pegno tosto abbiate dell'amor mio, della mia confidenza, vo' che tremila zecchin d'òr mi diate, ché supplir deggio a certa mia occorrenza.
Questi, sentendo il garbuglio toccato del matrimonio e della trama il vero, fece un atto d'un uomo disperato. Volse le spalle e andossene leggero; e a questo passo al lacchè, che ha mandato l'ultima volta Terigi a Ruggero, fuor di se stesso e in furia avea risposto: Ella verrá, se Dio l'avrá disposto. Con Bradamante radunate sono parecchie dame ad aspettar la sposa.
Aveva ancora in bocca sei denti, e d'uno forse errar potrei: moglier di Sinibaldo dalla Rocca. Terigi è pronto, e quattro e cinque e sei e sette riverenze le raccocca; la dama gli diceva questo solo: Marchese, son qui putti col vaiuolo? Terigi le rispose: Non, signora; ma perché mai mi domandate questo?
E udite da ciascun l'esibizioni, fece aver l'opre al miglior offerente, e poi faceva le disposizioni, perché Terigi il fe' soprintendente. Polizze fa ripiene d'invenzioni: mai non si vide prete piú saccente. Terigi, forse per troppa allegrezza, a questa volta ha dato in leggerezza.
Finito il carnoval, per i raggiri veniva la quaresima assistente, i sermon sacri ed i santi ritiri, e il zendal era un mezzo onnipossente: ch'è la finezza dell'usanza nuova far quel che alletta, e quel che alletta giova. Nuovamente a Rugger Terigi accocca il cappellan Gualtieri, a dirgli aperto che troppo l'onor suo Marfisa tocca e che il nuzial rimanderá per certo.
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