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Fannio, odi all'orecchio. Fa' che il barbafiorito usi or con Fulvia il pestello, non il mortaro, intendi? FANNIO. Cosí fará. Va' via. FANNIO servo, LIDIO femina, SAMIA serva. FANNIO. Samia esce di casa. Tirati in qua sin che passi. LIDIO femina. Da parla. FANNIO. Taci e ascolta. SAMIA. Or va' impácciati con spirti, va'! che t'hanno ben concio Lidio tuo. FANNIO. Di te parla.

77 Dove, speranza mia, dove ora sei? vai tu soletta forse ancor errando? o pur t'hanno trovata i lupi rei senza la guardia del tuo fido Orlando? e il fior ch'in ciel potea pormi fra i dei, il fior ch'intatto io mi venìa serbando per non turbarti, ohimè! l'animo casto, ohimè! per forza avranno colto e guasto. 78 Oh infelice! oh misero! che voglio se non morir, se 'l mio bel fior colto hanno?

«Ah! l'ingrato scortese! borbottava il frate fuggendo se questa è la creanza che t'hanno insegnata dalle tue parti, tu devi essere uno di quei baroni, che in dodici non ne fanno uno dei nostri!

Oh come pregava Imilda in tutti i momenti! Madonna del cielo, non dovevi mandarmelo! Sarei morta su i tuoi gradini e tu mi avresti dato il paradiso! Non avrei conosciuto l'inferno in questa vita! Amare come amo io! Come volle Dio che amassi!... E non so nulla di lui! E non oso domandare di più.... Ma è questo l'amore?... E che mi disse egli perch'io abbia diritto ad amarlo? Che fece! Vinse il fuoco!... E che era morire a confronto di questo vivere? Ugo, Ugo cavaliero, Ugo infelicissimo! Perchè non vieni? Forse che t'hanno ucciso? Forse che m'hai dimenticata?... Ucciso!... Chi può avere alzato la mano su di te?... L'anima mia non sa combattere l'incertezza tremenda! Così disse: "Sono il figlio di Guidinga!" E chi era Guidinga? Un'innamorata? Ma ella forse fu un angiolo. Io sono condannata in questa vita e nell'altra.! L'amore cominciò tra le fiamme, e tra le fiamme inestinguibili sar

Ma le corna della tua superbia t'hanno percosso dentro ne l'occhio de l'intellecto la pupilla della sanctissima fede, e hai perduto el lume, e però non vedi in quanta miseria tu stai.

T'hanno sperimentato di buona pasta, ti adoprano, ti spendono in ogni loro bisogno, come si spende un castaldo, un procuratore, un ser faccenda, un ceccosuda. Tu se' un arnese del castello. Giovi? ti si leva dal dimenticatoio. Non giovi più? ti si mette in disparte. È questo il tuo stato; non sperare di più.

Egli scattò in piedi, sgranando gli occhi, atteggiando le labbra carnose a un'espressione di sdegno e di commiserazione: Cotesti tuoi toscani t'hanno ridotto...! E non posso scrivere la parola perchè la buona creanza me lo vieta. Io lo guardai meravigliato e sorrisi.

Il sottoprefetto di Castelnuovo non ci vedeva più lume. Oh, devo saperlo! borbottava. Lo saprò, dovesse costarmi.... È un'azionaccia che mi fa il signor Prospero. Ma è possibile? No, non può essere, qui c'è di sicuro un equivoco. Ah sciocco petulante! Asino calzato e vestito! T'hanno a far commendatore! Te lo darò io, il collare!

Rivolgendosi quindi a Concettella, soggiunse: Donna, io ti rendo il tuo giuramento: noi non siamo più nulla. Non ritornare più qui; io non ti riceverei altrimenti. Noi siamo oggimai stranieri. Ti perdono il male che mi hai fatto. Rubare al prigioniero il suo raggio di speranza, gli era come un rubare al prete l'ostia consacrata sull'altare: ma t'hanno assolta. Tagliare il filo che attaccava questo sciagurato al mondo; avvelenare il soffio che gli arrivava ancora dalla societ

Nessuno sentiva l'angoscia e il crudele rimorso d'aver perduto così i proprî lineamenti, la propria maschera, il proprio viso fra le unghie d'un ignoto, per amor dell'Inferno o del Cielo? No: per amor delle Nuvole! Ecco: una donna!... Le mie dita t'hanno riconosciuta!... Per le poppe t'afferro... Gridami dunque, gridami se senti l'orror della mia faccia corrosa!