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Aggiornato: 14 luglio 2025
Così io ti rivedo, o mio Manfredo, disse lo Sforza, ti rivedo abbattuto dalle tante sventure che hai subite per me, narrandomi le quali, il Morone mi fece tremare e fremere, sebbene te ne sapessi uscito oramai. Però m'accorgo che sul tuo volto i tempi calamitosi hanno lasciato la loro impronta. E per verit
Un vivissimo fuoco di moschetteria, l'ultimo che si eseguisse in quel punto, uccise il nostro amico diletto, il nostro compagno di tante sventure e di tante peripezie. Nessuno più lo rivide: il giorno dipoi sapemmo da una guida che egli era morto in conseguenza di tre ferite: due nel petto ed una nella faccia.
La calca dei famigli e degli incappucciati si allontanò dalla chiesa seguitando i sacerdoti; poi a mano a mano quella dei cristiani accorsi dal vicinato. I Cènci rimasero soli col morto. Il popolo di buone viscere piange facilmente alle sventure altrui; ma dura poco, perchè le proprie gli consumano tutto il suo pianto, e qualche volta non basta.
Verso le quattr'ore, senza aver detto addio nè ai suoi colleghi; nè a' suoi amici, entrato nella gondola che aveva noleggiato, oltrepassava la laguna, e giù per la Brenta si dirigeva alla volta di Padova, fermando il proposito di non mettere più il piede in Venezia. Ma così potesse l'uomo mantenere i propositi a sua posta che a molte sventure potrebbe anche sfuggire.
E questa, piú che tutt'altra, è la cagione che anche oggidí si parli del Labirinto come d'un fasto spagnuolo. Dall'apparire di esso infino ai di presenti la Spagna, ad onta di alcune sue sventure domestiche, ad onta della prepotenza d'altri Stati europei, non ha perduta mai la sua libera esistenza politica.
Guidone però rivolto l'animo da ogni vano pensiero di pace, non istava neghittoso, perchè a lui sprovvisto e inerme sovrastasse poi sul capo la nemica spada. Rampognava talora il mite cuore d'Anselmo e rideva di Bianca occupata nel suo dolersi al cielo per le proprie sventure.
Brutto di figura, cresciuto tra' pericoli e le sventure, e riuscitone prudentissimo anzi timido, sospettoso e cupo, non capitano, non guerriero, non buon parlatore, fu abile conoscitore e destro maneggiator d'uomini a proprio pro, e crudele sí, ma poco per un Visconti.
Il nome del marchese Palavicino corse allora in Milano sulle bocche di tutti. Chi raccontava la sua vita passata chi le sue sventure, chi le ultime vicende in cui si trovò avvolto.
Se dal pensiero di Maria, correva a meditare sulle proprie sventure, Lorenzo non vedeva altro che buio. Anzitutto la sua generosa ambizione, il natural desiderio di operare qualche cosa a gloria del suo nome, a conforto del suo ingegno, gli erano inceppati, e forse per sempre, dall'avversa fortuna. Nè più contento era il suo cuore. Egli amava Matilde con tutto l'ardore della sua giovinezza: ma l'intelletto, gi
Il Malumbra che sino a quel punto non aveva mai detto nessuna cosa a Valenzia dalla quale si potesse cavare un costrutto, a togliersi per sempre la noia d'altre domande, le disse di suo capo, tanto per acquetarla, un nome di luogo dove avrebbe veduto finalmente l'illustrissimo cavalier Fossano, e in quanto alle sventure delle quali mostrava aver tanto sospetto, la tranquillò con sì bei modi ch'ella parve assicurarsi un poco e darsi pace.
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