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Aggiornato: 6 giugno 2025


Questo, stanco dalla veglia e dalle emozioni del giuoco, cadeva di quando in quando in una specie di vaneggiamento in cui le idee si confondevano scambiandosi in imagini spropositate, come quelle dei sogni, e, pur rimanendo sveglio, perdeva la percezione esatta delle cose e del tempo.

Dunque, mi dico, non è partita, non è fuggita, non mi ha abbandonato: e mi butto sul suo letto e piango come un fanciullo. È della follia. Te l'ho detto. Perchè infine, come può venirti quest'idea ch'ella sia fuggita, che ti abbandoni? Poichè ti ama.... Ma se sono un pazzo!... E la notte? Talvolta mi sveglio di soprassalto. Ho sognato che è gravemente ammalata, o che è morta.

E Lalla?... Lalla si svegliò che il sole era gi

Delle passioni umane, oltre i libri, il Falci non ne conosce che una, per il suo caffè nero, quel buon caffè nero un po' lungo della Serafina, ch'egli beve caldo in una scodella larga di maiolica, come se fosse brodetto, e che lo tien alacre e sveglio tutta la notte sui libri, finchè i passeri vengono a saltellare sul davanzale e il sagrestano muove le campane della vicina chiesa.

Anche Ezio si addormentò presto, rotto com'era dalla fatica: e non sognò che un chiarore vago di luna in cui una voce, la voce di Flora, andava leggendo qualche cosa ch'egli non riusciva a capire. Studi severi. Non si svegliò prima delle sette e il suo pensiero corse subito alla promessa fatta a Flora. Sonò. La vecchia Bernarda gli portò l'acqua ed il caffè.

Una volta la bimba si svegliò, si mise a piangere, e Diana se la prese sulle ginocchia e si slacciò il busto per offrirle il seno, orgogliosa di quel suo ufficio di madre, ascoltando come una musica nuova e soavissima il tenue rumore del latte che, succhiato con labbra avide, scendeva a goccia a goccia nelle fauci della bambina. Anche era per lei una volutt

Condussero la sua giovine anima così lontano, così lontano, che non le riuscì mai più di ritrovare la riva. E Nancy non si svegliò mai completamente dai suoi sogni. Una notte, nella sua casa a Milano, il vecchio architetto Giacomo Tirindelli lo zio Giacomo di Valeria mise sbuffando e brontolando le brevi gambe fuori del letto, e andò nella camera di suo figlio Antonio per vedere se c'era.

Quella notte s'addormentò con addosso l'indigestione delle brutte nuove avute dal cascinaio; il quale le aveva raccolte un po' dai frati, un po' dai campagnuoli; e qualche ora prima che fosse l'alba, si svegliò come persona cui venga fatta forza, molle di sudore e tutto scompannato il letto, pel grande agitarsi fatto nel sonno.

Il sangue acceso dalla ira, e il moto violento avevano gonfiato al Conte Cènci la gamba offesa per modo, che non poteva muoversi da giacere. Aveva chiuso gli occhi a torbido sonno; quando si svegliò si provava ad alzarsi, ma la doglia acerbissima non glielo concesse. Digrignava i denti per rabbia, e fra le bestemmie esclamava: e' mi bisogner

Aveva passato tutto quel tempo in un assopimento affannoso, pesante, turbato dai sogni più strani, dalle visioni più fantastiche, spaventose.... Quando si svegliò la prima volta, era ancora quasi notte: si svegliò con un senso di affanno, di sgomento. Dov'era.... Dov'era?... Dove lo avevano sepolto? Che disgrazia gli era capitata?... Era caduto?... Era stato ferito?... Credette ancora di sognare.

Parola Del Giorno

s'alceste

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