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Aveva appena terminato di leggere, che al suo fianco scoppiava una fragorosa detonazione. Si volse precipitosamente e mandò un acutissimo grido. Abù-el-Nèmr giaceva per terra colla testa sfracellata, stringendo ancora nella dritta la fumante pistola colla quale si era suicidato. Abù-el-Nèmr! gridò egli singhiozzando e inginocchiandoglisi accanto.

Una nota di cronaca, breve e brutale, l’aveva spinta al difficile passo: un precoce delinquente di quattordici anni s’era suicidato in carcere, appiccandosi ad una sbarra della feritoia. Tutta l’adolescenza abbandonata fra il marciapiede, la bettola e la prigione, si concentrò, per lei, in quel piccolo suicida.

E fattosi largo, il dottor Grim * uscì dalla stanza, scese in giardino, fu in un attimo laggiù ove aveva veduto dirigersi la moglie del vicino... Il caso era irreparabile. Il Rigotti agente di cambio, uomo sulla cinquantina, miserabilmente si era suicidato.

Così il suo ingegno decadde lentamente. In quella battaglia continua il suo spirito s'inasprì, svanì la bella fede giovanile, il giudizio si velò d'ingiustizia, Fu acre, bilioso, capriccioso, dubitò di , dubitò dell'arte, dubitò di tutto. Fece del mestiere, stanco, spossato, esaurito, senza entusiasmo, senza fede, chiudendo gli occhi per non guardar l'avvenire, sorridendo di scherno a chi ancora lo incoraggiava. Come odiava quel lavoro che faceva, come lo odiava! Come gli sembravano grette e meschine quelle ideucce che doveva allargare, ingrandire, gonfiare, ricamare con tutti i lenocinii della penna mentre aveva nel cervello la vastissima tela del suo libro! Come erano infedeli, piccole, pallide, incomplete le figure delle sue novelle, di fronte alla eroina del suo romanzo: che aveva egli di comune con quelle figure? Non le aveva amate, non lo amavano, non gli appartenevano gli avevano procurato dieci lire con cui aveva comperato un paio di scarpe: ecco tutto, Allora il pubblico, presentendo la fine di quell'ingegno, lo abbandonò; era un limone spremuto da una mano gigantesca, era un cervello distrutto, cellula per cellula, in uno spaventoso ingranaggio. Che poteva importare al pubblico di Mario? Non vi erano forse altri limoni da spremere, altri cervelli da esaurire? La sua opera non fu più ricercata, i giornali rifiutarono i suoi articoli; egli si era suicidato giorno per giorno, ora per ora; non trovava più concetti, non trovava più parole, si ripeteva orribilmente, scendeva alle frasi comuni, l'originalit

Che cosa hai loro fatto?... Tu sei giovane, tu sei bella, sei celebre... E la più parte di loro non sono giovani, belli; e, nonostante le vanitose cupidigie, le sordide ambizioni che li divorano, sono destinati a rimaner sempre oscuri... Che cosa c'è di terribile contro di te?... Le gagliofferie inventate dalla marmaglia... Non si contentano ora di dire che a Firenze tu hai ucciso un uomo... hai commesso un assassinio misterioso... ma aggiungono che questo Tittoli che si è suicidato, era stato mandato dalla polizia granducale per sorvegliarti... ma che egli è stato un tempo il tuo amante... e che si è ammazzato piuttosto che nuocerti...

Quando entrò la signora Galli, egli non si alzò, non la salutò, non la guardò nemmeno. In poche parole le disse di che si trattava. Suo marito si era suicidato dopo aver truffata la banca di centocinquemila lire.

Perchè? domandò ansioso l'avvocato, inchinandosi verso Lucertolo. Si è suicidato!... rispose il birro con voce lenta e solenne. Suicidato?... Lucertolo raccontò la catastrofe avvenuta, la supposta caduta del Carminati nelle acque del fiume, accennò al cadavere ritrovato.