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Aggiornato: 11 giugno 2025
L'avverso stuol, ch'ode l'orribil voce, E tanti intorno lui morti rimira, Ritien per la temenza il piè veloce, Solo da lunge disfogando l'ira. Votano le faretre; ognun feroce Sceglie acute quadrella, e l'arco tira Sì che repente ad ogni stral nemico Segno diventa il valoroso Enrico.
non per sapere il numero in che enno li motor di qua sù, o se necesse con contingente mai necesse fenno; non si est dare primum motum esse, o se del mezzo cerchio far si puote trïangol sì ch’un retto non avesse. Onde, se ciò ch’io dissi e questo note, regal prudenza è quel vedere impari in che lo stral di mia intenzion percuote;
Chi l’ascolta non curo; e se codardo Livor mi sferza o punge, Provocando il destin passo e non guardo, E il venefico stral non mi raggiunge. Se qualche volta i tuoi detti d’amore, Assorta, io non ascolto, E m’ardon gli occhi, e insolito pallore M’imbianca il labbro e il volto; Se, di tutto dimentica, reclino La bruna testa, e penso, Non mi turbar
Per più non ritrovar la derelitta, Il vecchio cavaliero ancor sen giva Con la corazza da uno stral trafitta. Poi divenne l'amor falso, elegante, Al dolore ribelle e insiem crudele; E se restava un core ancor fedele Pareva in uggia al secolo incostante. Il convento s'apriva a qualche amante Sconsolata, e chiudevasi. E le vele Verso Citera vôlte al suono de le Vïole seguitava il trionfante
60 poi con risposte più benigne molto a mostrarsegli affabile e cortese, e non negargli di fermar nel volto talor le luci di pietade accese: onde il pagan, che da lo stral fu colto altre volte d'Amor, certezza prese, non che speranza, che la donna bella non saria a' suo' desir sempre ribella.
più che mai fresco e più che mai cocente, mi saetta lo stral, m'accende il foco di tal ferite e così caldo ardore, ch'ogni salute a mio soccorso è poco: anzi cresce la piaga e fa maggiore incendio, ch'al suo mal l'alma consente. Dello stesso Donna, che di bellezza e di virtude e d'ogni alto valor gran tempo in cima, sola fra tutte l'altre non che prima, piovete ne' miglior senno e salute;
Popol seguìa, ch'abbandonò le rive Di Xanto, e d'Ida la selvosa altezza, Ove nude mostrar l'antiche dive Al mortal guardo l'immortal bellezza; È duce Alcasto; di costui non vive Braccio, ch'avventi stral con più certezza; Quì seco d'armi nove insegne ei mena, Nè del Xanto rivide unqua l'arena.
Tal Folco in pria di se medesmo tolto Immobilmente stassi; indi ravviva Dio ringraziando, la letizia in volto, E verso i messaggier le labbra apriva: Se per scampo di noi, lunge non molto Move il Grande AMEDEO da questa riva, Sieno forti le destre, e i cori ardenti, E di scitico stral non si paventi.
non per sapere il numero in che enno li motor di qua sù, o se necesse con contingente mai necesse fenno; non si est dare primum motum esse, o se del mezzo cerchio far si puote trïangol sì ch’un retto non avesse. Onde, se ciò ch’io dissi e questo note, regal prudenza è quel vedere impari in che lo stral di mia intenzion percuote;
Bardo diceva allor: Cosmo, rimanti; Non mi lascia più quì l'aspra battaglia: Tanto farò, quanto per te s'attende, Se barbarico stral nol mi contende.
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