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Aggiornato: 11 giugno 2025


In quel momento duro stral pervenne, Colpo d'Astorgo, al Cavaliere Ispano; Astorgo in mezzo il petto il guardo tenne, E sciolse il dardo, e non lo sciolse in vano. Ch'al tergo il ferro, e sovra il sen le penne Fur del quadrel: Diego cadde sul piano, E rimembrando i genitori ei piange. Ma verso i Turchi favellava Alfange: LVI

La turba scarmigliata dei picciocchi Gira dovunque col corbello in testa, E sguscia dei passanti fra i ginocchi Più delle anguille irrequïeta e lesta. Quel corbello è il suo pane ed è il suo tetto, Ed il picciocco mai non l'abbandona; Se vuoi dormire egli ne fa il suo letto; È il suo scudo, il suo stral s'egli tenzona.

64 Caccia Angelica in fretta la giumenta, e con sferza e con spron tocca e ritocca; che le parrebbe a quel bisogno lenta, se ben volasse più che stral da cocca. De l'annel c'ha nel dito si ramenta, che può salvarla, e se lo getta in bocca: e l'annel, che non perde il suo costume, la fa sparir come ad un soffio il lume.

Più non parlò, ma tra gli strali esperti Il più pungente e più crudel scegliea, Onde commosso Erimedon Lamberti Campion di Lucca al grande Eroe dicea: Porgi lo scudo in fuor; tien gli occhi aperti; Veggo cercar ne la faretra rea Un turco cavalier lo stral più fiero, Ed infra loro è singolare arciero.

Fu Valguarnera, ei con faretra al tergo Arco tendea, che formidabil suona, E spingea stral, cui non reggeva usbergo; A costui Timassarco alto ragiona: Se la virtù, c'ha nel tuo core albergo Felicit

15 A questo annunzio, stimulato e punto da l'amoroso stral, dentro infiammarse, e per l'ossa sentì tutto in un punto correre un giaccio che 'l timor vi sparse, timor ch'un nuovo sdegno abbia consunto quel grande amor che gi

A gran balena il più duro osso tolse Il buon maestro del guerrier lavoro, Ed in lucida pelle indi l'avvolse D'aspro serpente, e stelleggiolla d'oro; Saetta possente iniqua non sciolse Da corda tesa sagittario Moro, Che frale in corso non lasciasse e lenta Lo stral, che da quest'arco il Turco avventa

Ed ecco scocca, e contra il nobil dorso Venia bramosa la crudel saetta, Se non che 'n aria le travolve il corso De l'Angel d'AMEDEO la guardia eletta, Ben tempestivo al cavalier soccorso; Ma l'empio stral, che per cammin s'affretta, Ronza così, che d'ognintorno gira AMEDEO gli occhi, e quello arciero ei mira. Salta rapido in piè, sfodra la spada, Movegli incontro con sembianza altiera.

Non perdete vigor, saldi le piante, Di sdegno il petto, o Cavalieri, empiete; Pronti le mani a l'armi, aspri il sembiante, Fuggite voi, se me fuggir vedrete. Ei diceva, e sospingeasi avante. Allor chi spada, e chi ferrato abete, E chi punta di stral bagnò nel sangue; Ma pure il Turco in guerreggiar non langue.

Quivi tra' fuggitivi errava altiero Con forti gridi, e con non fievol mano Atanagildo in armi aspro guerriero, E che del grande Araspe era germano; Costui sedea sul tergo a gran destriero Sauro di manto, il manco piè balzano, Ferrigno d'unghia, e come stral veloce, E fea sentirsi con terribil voce: XVIII

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