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Aggiornato: 13 maggio 2025
In poche settimane, in fogli volanti, venivan fuori due inni di guerra minaccianti strage ed esterminio ai Francesi. Il primo tuona in termini abbastanza fieri perchè possa sospettarsi delle convinzioni dell’autore, che sar
Ed egli scrive quello che scrive col pensiero di ottenerla, questa repulsione, perchè egli non tarda, dopo avere ancora in un'altra pagina parlato dei remi i quali spingono le donne voluttuose, ad invocare la punizione dell'eccidio e della strage, ed egli parla a questa accolta di uomini i quali nella volutt
Qui ognuno trema, nè osa col pensiero tentare il futuro, mentre Guidone spargendo strage nell'oste, iva affannoso in traccia del figlio.
I sei quadrati avevano un gran da fare a tenere testa a quei furibondi che sprezzavano la morte e non chiedevano altro che di colpire. Ne uccidevano cento e ne sorgevano duecento, ne ammazzavano di più e ne sorgevano mille, duemila, cinquemila, ventimila. La strage durò tre ore senza interruzione poi vi fu un po' di sosta.
Nello stesso momento cadeva estinto presso di lei un figlio di 13 anni, e veniva trucidato il bambino. La lotta durò accanita di stanza in stanza, di piano in piano, finchè divenuta impossibile la resistenza, cominciò la strage. Gli zuavi non accordarono quartiere ad alcuno: uomini, donne, fanciulli, quanti si trovavano, combattenti o inermi nella casa, furono passati a fil di baionetta.
E così ne la strage infuria, e immerge Nel delitto così l'anima prava, Che le macchie del sangue il sangue asterge, E l'uno error l'altro disperde e lava: Tutto vorría quanto risplende e s'erge Spegnere ed adeguar la turba ignava;. E d'ogni mal, d'ogni miseria in fondo La patria seppellir, la Francia, il mondo.
Marzio, mentre io era in carcere, mi raccontò la pietosa strage della fanciulla di Vittana... Che? Come? Cosa favelli? Quando mi teneste chiusa in prigione nel sotterraneo del palazzo di Roma, Marzio mi espose la morte di Annetta Riparella di Vittana... Avanti...
Ma, se pur spento ogni tumulto affatto doman tu vuoi; se a breve gaudio falso, lungo terribil lagrimar verace vuoi che sottentri; ad evidenza piena or t'è mestiero trar le accuse gravi giá intentate ad Ottavia: in altra guisa mai non verresti del tuo intento a fine. Tutti uccider non puoi... NER. Men duol. TIGEL. Ma tutti convincer puoi. L'ultima strage è questa, ove adoprar l'arte omai debbi.
A Benedetto Salemi, che all'indomani della strage lo interrogò su questo particolare, il maresciallo rispose: Erano tanto impauriti! Il Salemi, nel Siciliano, de' 9 e 10 gennaio 1894, fece un'esatta e commovente descrizione dei casi di Santa Caterina. Dalla quale, mi piace di riportare il luogo seguente, dove egli narra la sua visita al cimitero.
Chi ordinò il fuoco? donde partì la prima fucilata? Le voci più disparate corsero in proposito, ma il mistero non fu svelato. Il generale Corsi che solo di questa strage fa cenno forse perchè il suo animo mite rifugge dalle scene di orrore narra seccamente: «Fu caso, fu disgrazia.
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