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Aggiornato: 7 giugno 2025


A questi fati non dovrebbe mai condursi l'uomo... ed io soffersi valicarne il termine estremo! A modo di tronco in mezzo alla via, io mi attraverso alla vita dei miei, ingombro odiato e insidioso. A che più stai, anima sconsolata?

FORCA. Or poiché cosí rissoluto l'abbiamo, pensiamo a' mezi. PIRINO. Poiché hai mostrato tanto ingegno in questa fizione, di' ancora i mezi de' quali abbiamo a servirci. FORCA. Dove troveremo noi Panfago? PANFAGO. Come stai, Forca mio? FORCA. Per appicarti. PANFAGO. Perché tanto male? FORCA. Perché non m'aiutavi. PANFAGO. Son ito per aiutarti. FORCA. Con quel veloce córso?

«Signorino disse Rocco, accostandosi a lui in guisa da non farsi udire dagli altri: sua madre mi raccomandò di accompagnarlo oltre il confine, prima che sia giorno.... «Ho io ucciso qualcuno? rispose il giovine stai pure, mia madre a quest'ora è tranquilla

Pur, mentre impreca e sogghignando nega, Angiol ribelle, il cor, Mite una voce dal profondo prega: Amore, amor!... Vedova triste che silente stai Nel tuo gramo tugurio affumicato, E cuci, e cuci, e non riposi mai Presso il letto del tuo figlio malato; Che su la faccia scolorita e mesta D’un antico dolor serbi le impronte, E sei tanto infelice e tanto onesta, Vedi, vorrei baciarti sulla fronte.

Dimmi, ragazzo: e dove mi conosci tu, che vuoi saper tanto delle cose mie? Levati un poco questa cappa dal volto. LELIA. Orsú! Fai vista di non mi conoscere, eh? CLEMENZIA. Se stai nascosto, io altri ti conoscerá. LELIA. Tirati un poco piú in qua. CLEMENZIA. Ove? LELIA. Piú in qua. Ora cognoscimi? CLEMENZIA. Se' tu forse Lelia? Dolente a la mia vita! Sciagurata a me! , che gli è essa.

L'Albani entrò, col cappello in mano; si avvicinò rapidamente al cavalletto, e dato uno sguardo alla pittura, disse: Bellissimo, perfetto, meraviglioso, sublime. Nel pronunziare questa progressione di aggettivi ammirativi, la sua voce non era salita di un tono. Con maggiore espressione si sarebbe detto: Buon giorno, ti saluto; stai bene?

vita beata che ti stai nascosta dentro a la tua letizia, fammi nota la cagion che presso mi t’ha posta; e perché si tace in questa rota la dolce sinfonia di paradiso, che giù per l’altre suona divota». «Tu hai l’udir mortal come il viso», rispuose a me; «onde qui non si canta per quel che Bëatrice non ha riso.

O di casa, allegrezza allegrezza, mancia, buona nuova! LAMPRIDIO. Protodidascalo, tu stai di mala voglia. PROTODIDASCALO. Taedet me et misereor del caso dove sei per incidere. LAMPRIDIO. Se tu avesti pietá di me, me lo mostraresti in altro.

E se potessi, ripigliò Filippo, ti direi ancora: non voglio; tanto m'offende il modo di domandarmi un sacrifizio. Ti offende! esclamai. Ti offende, e stai qui a disputare? Ma io da nemico ti dirò: voglio il tuo sangue, e non patisco rivali. Il che significa, diss'egli, che non hai sicurezza dell'amore di lei. Non l'ho, e tu me ne darai soddisfazione. Filippo si alzò da sedere.

Ah! ah! cupo vento africano, vento balordo dalle lentezze ipocrite!... stai forse spiando le mie distrazioni? Io non mi curo di vincere la tua deriva insidiosa. Voglio lasciarti fare, e approfittare di te! M'involo fra le tue braccia filacciose e bagnate. A mille metri sotto le mie ali il mare s'annera di rabbia!... Ritorniamo alla terra!

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