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Aggiornato: 11 giugno 2025


Gli spettatori maligni ridevano, la gente dabbene fremeva. E la maggior parte del popolo, confondendo le lettere co' letterati, chiamava «infami» quelle, perché sovente vedeva infami questi. La sapienza non ci guadagnava mai nulla, l'arte critica non progrediva d'un passo, perché la sapienza e la critica nulla hanno di comune colle villane animositá individuali.

Ma l'atto finiva e parecchi spettatori alzandosi e volgendosi guardavano la fanciulla con ammirazione. Imbecilli! mormorò Filippo, guardando a sua volta Loredana, sorridente e bianca sul fondo scuro del palchetto. È mia!

La baronessa di Börne, assidua frequentatrice della Casa di salute, riferiva ai nuovi venuti la storia, con molta ricchezza di particolari, e i nuovi venuti stavano ad ascoltarla, indifferenti a quelle cose passate delle quali non erano stati spettatori e infastiditi anche dal suo monotono eloquio. A poco per volta anch'ella se ne dimenticò.

Il palischermo fu issato nuovamente a bordo; gli spettatori ritornarono alle loro faccende quotidiane, non senza intrattenersi in racconti e congetture su quegli esseri strani che avevano dato due ore di svago alla marinaresca della Nina. Lo spettacolo, in verit

Nei primi due giorni non si videro in Roma preti frati, o soltanto pochissimi. Ma non si può dire che stessero nascosti per timore: qual ragione avrebbero avuto di temere i nostri soldati a Roma più che nella provincia? Stavan chiusi, si capisce, per non aver a prendere parte, neanco come spettatori, alle dimostrazioni del popolo.

Teatro? Chi ha detto questa parola? Ebbene, .... Non sei un teatro tu stesso, col tuo milione di Soli spettatori, binocoli e raggi puntati da tutti i palchi dei tuoi nervi? Io t'auguro di morire come una pulce, fra due unghie sporche e distratte.... La mia voce.

Quanto al pubblico.... Mio Dio! Lo avete mai sviscerato, questo ente collettivo che si chiama il pubblico? Su mille spettatori che assistono all'opera, io ve ne do una sessantina, un centinaio al più, che comprendano qualche cosa del dramma e della musica. Tutti gli altri sono in teatro per guardarsi, per far all'amore, per vedere delle spalle nude e delle coscie in maglia.

Sulla piazza del mercato era stato innalzato qualcosa di simile ad una forca ornata di fronde; dalla trave superiore pendeva, legata ad una fune, una pentola oscillante; dei giovani a cavallo agli asini dovevano, correndo, cercare di far destramente con un bastone un foro nelle pareti della pentola; ma la colpissero o no, questa si rivoltava e bagnava il cavaliere, fra le risate generali degli spettatori.

E di che diamine avete paura, signor re? gridava uno degli spettatori. Ve' come gli è sbollita, a quel re! soggiungeva un altro. Ce ne vorrebbe uno che conosco io; e vedere se si tirerebbe indietro come lui!

Incominciamo guardinghi, studiandoci l'un l'altro, facendo di passata un po' di fioriture accademiche. Filippo Ferri ama i principii a tavola; li ama ancora sul tavolato. S'impegna un giuoco serrato di finte, di parate, di attacchi e di contrattacchi, d'intrecci e di sparizioni, che diverte un mondo, come al giuoco del pallone una lunga sequela di colpi senza lasciar ruzzolare il pallone per terra. Quella prima messa in guardia è senza bottonate; la folla degli spettatori va tutta in visibilio. "Come fanno a non toccarsi mai?" gridano di qua e di l

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