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Aggiornato: 11 giugno 2025
Mal potendo dissimulare la sua stizza, Ariberti uscì da teatro mezz'ora prima che finisse lo spettacolo, non badando al bisbiglio che suscitava la sua rumorosa partenza dal bel mezzo delle sedie chiuse, tra tutti quegli spettatori, a cui egli turbava insieme la visuale del palcoscenico e l'udita. E indovinate mo' dove andasse a far capo?
Non meno portentosi di quelli dello Châtelet, sono gli spettacoli dell'Hippodrôme. Il teatro, tutta in ferro, capace di diecimila e più spettatori, ha un'arena, che è vasta, a giudicarne così ad occhio e croce, come quella del Colosseo.
Chiamava questi spettatori con una parola pittoresca ed energica: scogli. Quella sera appunto aveva trovato uno scoglio ed anche durissimo; quello lì non voleva ridere, proprio non voleva.
Sembravamo il rifiuto delle classi sociali. Una banda di ladri e di assassini stati colti con le mani nel sangue delle vittime. C'erano grinte che facevano rabbrividire anche me che vi avevo fatto l'occhio. Fuori della stazione ci aspettava una folla enorme. Passammo tra i commenti degli spettatori e filammo, in linea, per tre o quattrocento passi, fin dove ci aspettavano i veicoli.
Che resta da far dunque? ERASTO. Quello che tu intenderai: fatti trovar qui alle due ore di notte ché ti farò veder quanto ti ho detto. E accioché l'uno e l'altro di voi si penta di quanto dice, tu di averle parlato dalla fenestra e tu d'esser stato seco al festino, vo' che siate spettatori della mia gloria e delle mie dolcezze. CAPITANO. Io non mi partirò da qui intorno.
Ad ogni sua frase la salutavano grida entusiastiche, prorompeva l'applauso, immenso, alto, fragoroso, e sotto quell'onda sonora, vibrante nell'aria, la bella testolina bionda s'inchinava, in atto di ringraziare gli spettatori, senza però perder nulla della sua alterezza, della sua compostezza dignitosa. Il pubblico aspettava con grande ansiet
FESSENIO. Tanto meglio quanto Italia è piú degna della Grecia, quanto Roma è piú nobil che Modon e quanto vaglion piú due ricchezze che una. E tutti trionferemo. LIDIO. Orsú! Andiamo a fare il tutto. FESSENIO. Spettatori, le nozze si faran domane. Chi veder le vuole non si parta. Chi 'l disagio dell'aspettare fuggir cerca a sua posta se ne vada. Qui, per ora, altro a far non se ha.
E quella sacra falange, non solo si componeva di patriotti che vivevano nella penisola, ma di quanti dannati all'esilio serbavano in cuore intatta la religione della patria e sentivano l'obbligo imperioso di non istarsene spettatori inerti del lavoro, degli sforzi e della virtù cittadina dei loro fratelli, e coi gomiti sulle ginocchia e la faccia tra le mani, di non attendere che la libert
E come tutto fu disposto in ordine nel chiostro, donde la processione doveva partire, un araldo uscì e gridò tre volte agli spettatori o divoti, facendo prima tre volte il raglio dell'asino: Da parte di monsignore il Papa e suoi cardinali vi facciamo sapere, che tutti lo seguano dovunque e' voglia andare, sotto pena di aver tagliata la parte anteriore delle vesti.
Ed ecco di qual modo, assistendo alla rappresentazione di un'opera in musica, avviene che il buon popolo raccolga, cogli altri vantaggi morali, anche quello di educarsi alla buona poesia. Ma forse provvidenziale è l'idiotismo degli spettatori. Guai se comprendessero!
Parola Del Giorno
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