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Aggiornato: 29 luglio 2025
E taluni, che si dissero Vicarî di Dio sulla terra e furono veramente, negli ultimi seicento anni, Vicarî del Genio del Male, fecero scienza di quel peccato, e divisarono modo per cui due almeno di quei popoli stranieri si trovassero sempre a fronte l'uno dell'altro sulla nostra terra, tanto che nessuno potesse mai riunire in uno le membra sparte d'Italia, ed essi potessero tiranneggiare securi sovra una parte o sull'altra.
sempre con l'arte sua la fara` trista; e se non fosse che 'n sul passo d'Arno rimane ancor di lui alcuna vista, que' cittadin che poi la rifondarno sovra 'l cener che d'Attila rimase, avrebber fatto lavorare indarno. Io fei gibbetto a me de le mie case>>. Inferno: Canto XIV Poi che la carita` del natio loco mi strinse, raunai le fronde sparte, e rende'le a colui, ch'era gia` fioco.
20 Quindici o venti ne tagliò a traverso, altritanti lasciò del capo tronchi, ciascun d'un colpo sol dritto o riverso; che viti o salci par che poti e tronchi. Tutto di sangue il fier pagano asperso, lasciando capi fessi e bracci monchi, e spalle e gambe ed altre membra sparte, ovunque il passo volga, al fin si parte.
e a quel mezzo, con le penne sparte, vid’ io più di mille angeli festanti, ciascun distinto di fulgore e d’arte. Vidi a lor giochi quivi e a lor canti ridere una bellezza, che letizia era ne li occhi a tutti li altri santi; e s’io avessi in dir tanta divizia quanta ad imaginar, non ardirei lo minimo tentar di sua delizia.
Alto crollando de le piume sparte I gran cimier su la velata testa Bostange, Alcasto, e 'l non minor Giassarte D'uccider mai, mai di ferir non resta; E quinci appar di sanguinoso Marte Più crudele sembianza e più funesta, Di ferri scossi più terribil suono Più minacciar, più dimandar perdono.
51 e quella notte in tenebrosa parte incatenato, e in gravi ceppi messo. Il sole ancor non ha le luci sparte, che l'ingiusto supplicio è gi
sempre con l'arte sua la fara` trista; e se non fosse che 'n sul passo d'Arno rimane ancor di lui alcuna vista, que' cittadin che poi la rifondarno sovra 'l cener che d'Attila rimase, avrebber fatto lavorare indarno. Io fei gibbetto a me de le mie case>>. Inferno: Canto XIV Poi che la carita` del natio loco mi strinse, raunai le fronde sparte, e rende'le a colui, ch'era gia` fioco.
Nell'Amed magg. la st. 7 finisce così: E fan sonar di Dio le glorie sparte Con alto stil su le sacrate carte. Poi seguono le st. 8. 9. 10. e 11. e questa si chiude co' due versi seguenti: Ben che appellasse con più cupi orrori Notte a posarsi i miserabil cori.
Onde con pompa sue bellezze onori; Nulla su' manti suoi gemma comparte, Nulla s'asperge di soavi odori; Le belle chiome al vento ivano sparte Argomento a mirar d'alti dolori; Nè del bel collo al puro latte intorno Giransi perle, onde fiammeggi adorno.
Vedea Timbreo, vedea Pallade e Marte, armati ancora, intorno al padre loro, mirar le membra d'i Giganti sparte. Vedea Nembrot a pie` del gran lavoro quasi smarrito, e riguardar le genti che 'n Sennaar con lui superbi fuoro. O Niobe`, con che occhi dolenti vedea io te segnata in su la strada, tra sette e sette tuoi figliuoli spenti!
Parola Del Giorno
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