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Aggiornato: 14 maggio 2025
Il soprintendente allargava le braccia verso di lui; e Roberto, per un movimento instintivo, vi si gettò. Devi esser uomo! gli disse il soprintendente con voce rotta dal pianto. Ho da darti una triste notizia.... Morto? esclamò subito Roberto con un accento, che rintronò per le vôlte dei corridoi. E, appoggiato il capo alla spalla del soprintendente, si dette a singhiozzare.
Si sentì un empito di affetti verso la gente che gli era stata sì benevola, nella sua prigionia: quel giorno volle accarezzare di più il bambino del soprintendente, ch'egli avea salvato, e, nel baciargli i biondi capelli inanellati, gli spuntava dagli occhi una lacrima. Baciò la mano alla moglie del soprintendente, rammentando quanto era stata buona con lui.
Furono immantinente sparati quattro colpi di fucile. Subito tutti si svegliarono. Il primo ad accorrere fu il soprintendente, che udì il rumore degli spari, mentre recavasi a portar una buona notizia al prigioniero che stava vicino a Roberto, all'ingegnere Amoretti, il quale avea ottenuto la grazia, che gli riconcedeva la sua libert
Ne avea nascosti alcuni pezzi nell'ufficio del soprintendente. Il luogo non potea esser più propizio: chi avrebbe pensato di andar a frugarvi? Ma passava le notti insonni.
Possa tu aver fortuna, fuori di qui!... aggiunse il soprintendente. Dopo sedici anni nessuno ti riconoscer
Una sera, il soprintendente e la sua famiglia erano nel cortile della prigione; vi si trovavano pure alcuni prigionieri, occupati in certi servizi, e vari impiegati. A un tratto fu udito un grido straziantissimo: la moglie del soprintendente si slanciava verso il pozzo, e dopo il suo grido di spavento, si mise a urlare: Salvatelo! salvatelo!
Il soprintendente lo accompagnò sino alla carrozza ed ebbe il sangue freddo, mentre egli vi saliva, di rivolgergli uno scherzo, che gli premeva fosse udito dalle due guardie a lui vicine e dal cocchiere. Signor Amoretti, gli disse, sono sicuro sarete rimasto poco contento dell'alloggio e del vitto ch'io v'ho dato per tanti anni.... Non fu tutta mia colpa.... buona notte! E richiuse lo sportello.
Gli spari de' fucili gli dettero un vero spavento: che era accaduto? Da anni non s'eran più uditi questi spari di notte; nessun prigioniero avea tentato di fuggire. A un tratto, il soprintendente fu fermato da una guardia, che si precipitava verso di lui. Chi è morto? domandò subito, vedendo la guardia esterrefatta. È morto il numero Trentanove!
I custodi assonnati, desti a quel rumore, si alzavano, aprivano i cancelli, li rinchiudevano in fretta, e tornavano a cacciarsi a dormire. Le guardie aprivano appena gli occhi un istante. La carrozza della prigione aspettava Roberto alla porta. Dal soprintendente aveva ricevute tutte le debite istruzioni, mentre facevano insieme il cammino per uscire.
Filippo Cardella, il soprintendente, antico marinaro, siccome abbiam detto, discorreva volentieri con Roberto, sulla professione da lui un tempo esercitata, su le peripezie sofferte, su le avventure, sui paesi veduti.
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