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Aggiornato: 25 luglio 2025


VIGNAROLO. Oh canchero! che mi hai fatto cadere, m'hai stroppiato! ARMELLINA. Venite in casa a far collazione, ché sète stracco e ne dovete aver bisogno. VIGNAROLO. Sappi, Armellina mia, che d'ogni minima cosa mi doleva, quando mi sommersi, di non aver a vederti mai.

77 Ella non sa se non invan dolersi, chiamar fortuna e il cielo empio e crudele. Perché, ahi lassa! (dicea) non mi sommersi quando levai ne l'Oce

ARTEMISIA. Fosti tu dove è Guglielmo mio padre? GUGLIELMO. Dove è dunque tuo padre? ARTEMISIA. È morto e sotto l'onde sommerso. GUGLIELMO. Quel morto e sommerso son io! ARTEMISIA. Ben, io non tratto con morti e con sommersi. GUGLIELMO. Aprimi, figlia cara! ARTEMISIA. Aprir io? me ne guarderò molto bene: sento tutta incapricciarmi. GUGLIELMO. E di che?

O pastori sommersi nella bruma del vespro!... Flauti piangenti, flauti lamentosi, e languide canzoni dalle cadenze lascive che tristi vezzeggiate questo paesaggio rude tutto febbrile di stelle, cullandolo come un bambino nelle fasce sospese e trasparenti delle vostre arie nostalgiche frangiate d'azzurro! O pastori sommersi nella bruma del vespro!... Ah!

Commentando il ventesimo Canto della prima canzon dei «sommersi» Jacopo espone che gl'indovini hanno ritroso il viso per la loro ritrosa operazione.

Una volta entrati, si è sommersi nella penombra anche col sole allo zenit, perchè non ci sono finestre alle pareti dei fianchi. La cella era più angusta e più nauseosa di quella che mi aveva condotto nel reclusorio. Col sedile di legno e con le pareti insudiciate di sputacchi e di mucillaggine nasale, mi sentivo in una cassa da morto in piedi, con un traversino sotto il sedere.

Quando del sommo Dio rivolti a l'onte Piacendo a noi si fero al Cielo odiosi? Quinci de' Saracin fur le man pronte In campi aperti, e su per colli ombrosi A perseguir de la lor fuga il volo, E fur dispersi, e fur sommersi in duolo.

Comincia il XX Capitolo Di nuova pena mi convien far versi E dar materia al ventesimo canto Della prima canzon, ch'è d'i sommersi

Io tremavo, al sentire mani unghiate di ghiaccio pettinarmi a piccoli strappi i capelli, che mi stavano ritti sulla testa! La mia Anima accanto a me, sommersi gli occhi nel sogno, borbottò, come una mendicante allucinata: Vedi? Questa bevanda ha la soavit

Ove ella disiommi, al primo detto De gli scongiuri suoi pronto volai, E poi dentro aureo anel quasi costretto Or le diedi risposta, or le parlai; Per modo alfin la soggiogai, che 'l petto Senza incendio d'amor non fu giammai, Ed invogliata di desir perversi Entro un mar di lascivia io la sommersi.

Parola Del Giorno

garzone

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