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Dalla diritta tunica vermiglia emerge, quale fiamma dalla face, il volto, che un’insonne e pertinace cura protende, solca ed assottiglia. Non più di carne: d’anima è quel volto senza bellezza, senza gioventù. E pur nessuna donna al mondo più superba apparve, nel suo crin disciolto.

La riva è deserta, mormorò egli, e nessuna barca solca il fiume. Io vado l

La nave solca l'oceano. È una sera dolcissima; un lieve venticello increspa le onde e tiene la fregata come in panna. Nella camera del capitano si mirava una lampada sospesa al soffitto di legno di abete, ondeggiante in una custodia di cristallo, la quale rischiarava la stanza che eleganti mobili guarnivano.

Nel maggio, mentre al più piccolo alito di vento le rose tenerissime concedono le foglie loro, disseminandole appiè d'un amoroso mandorlo ancora in fiore, mentre da per tutto ov'è collina, o giardino, o praticello passeggiano gravemente al sole gli scarabei e sbadigliano, alta la testa viperina, le lucertole verdi, mentre il bosco è tutto in chiacchiere di uccelli gelosi e si spande per la fresca campagna l'indefinibile susurro degli insetti e una scia d'argento solca, sul cammino lentissimo della lumaca, un muretto nell'orto, mentre tutto questo, ch'è poesia dolcissima nell'aria buona o dolce, succede lontano dalla citt

O Chiaravalle, Quante migrar dalle tue chiostre al cielo Consolate colombe e quante ancora Vorrian fermar nelle tue nicchie brune Una pace che fugge! A stento il nido Nelle rovine tue nasconde il picchio, A cui lacera il cor spesso il rimbombo Del cacciator malvagio; e l'ombre stesse Del padri incappucciati (s'egli è vero Che si adunino a notte in mezzo al coro, Quando la luna luccica inquieta A turbare il gran sonno degli avelli) L'ombre dei padri esterefatte balzano Al reo fischiar della macchina nera, Che solca l'orto del convento e versa Bave di foco ed aliti d'inferno Sulla mesta Certosa. O Chiaravalle, Alle tue mura gi

«Io scrivo senz'odio e senza amarezza. Il primo mi fu sempre ignoto. Ma uno sdegno profondo mi solca l'anima, quand'io penso al come si giochi quaggiù sul tappeto d'una Cancelleria la libert

Non poca gente indi vestigi imprime, Che solca i campi della Lidia, e miete; Di varia pompa ella sen va sublime, E chiaro il guardo, e le sembianze ha liete; Non perchè pria, che da l'äeree cime Suoi corsi in grembo a l'Oce

Pianger perchè? se mia fortuna piangi, Giusto non sei, pio, Che tutta nel morir recai finita La gioia di mia vita. Pianger perchè? se il mal che mi fu tolto Piangi, ed accusi Iddio Se per assenzio mi fu dato miele, Il piangere è crudele. Pianger perchè? se questo pianto amaro, Ch'ora ti solca il viso, Non proverò giammai, non è pietosa Invidiabil cosa?

Stab. Quasi davanti a noi si rizzava arditissima la punta Nord, colla sua doppia vetta: specialmente formidabile ci si mostrava quella gola liscia, verticale, anzi sorpiombante, che solca la parete precisamente in corrispondenza della forcella a cui si arriva, salendo la Croda dal lato solito, prima di contornare all'Ovest l'estremo torrione. Su per la gola era impossibile salire, e il suo fianco sinistro (rispetto a chi guarda da Val Formin) offriva poco minor certezza negativa: di comune accordo ci parve che la sola vera probabilit