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Che anno infelice fu quello per me! Qualche volta m'illudevo di amare la signora, e allora m'irritavo di trovarla sempre così rigida e sicura nella sua virtù, così padrona di . Molto più spesso mi sentivo freddo e soffrivo di esser falso, soffrivo delle esigenze di lei che, dicendosi gelosa della mia musa, avrebbe voluto regnar sola nel mio intelletto, ispirarmi secondo le sue idee e le sue inclinazioni. Non difettava d'ingegno di coltura, ma se tra me e Lei, cara amica, vi è forse troppa affinit

Lidia, l'anno scorso, in febbrajo, io ti credevo sposa a un altro. Quest'anno in febbraio, Tu ricorri a me per avere conforti! O Lidia, come io saprei farti dimenticare quello che hai sofferto! Io che ho sofferto sei anni! e soffrivo quando tu non sapevi di me!

Tacevo ella disse cedendo a quello spinto di rivolta ch'è forse nel cuore di ogni donna; tacevo, soffrivo in silenzio... Ma giunge il momento che il vaso trabocca... Il dovere!... Prima di tutto convien vedere qual sia, e allora, quando si è certi di non prenderlo in iscambio per qualche cosa di molto diverso, allora ch'è lecito invocarlo... Ne ho la religione anch'io, non dubitarne, e se m'è accaduto di non esservi fedele, non ho avuto più pace.

E soffrivo per te, non gi

A teatro, io soffrivo qualche poco nel vederla, con le braccia nude, la gola scoperta, fatta segno agli sguardi indiscreti della folla. Volevo bene che ella splendesse, ma sentivo una gran voglia di dire a quei curiosi: «Imbecilli, che cosa state a guardare?

Soffro ora quel che non soffrivo allora; mi sento mancar l'aria, mi sento imprigionato dentro me stesso; e mi vengono le lagrime agli occhi per quegli anni così smorti, così tristi, per quella, sto per dire, mia anticipata vecchiezza. Soltanto una volta avevo avuto un lampo di coscienza durante il grigio torpore dei primi anni di scuola. Uno dei miei compagni mi aveva chiamato: Mummia! Mummiaccia!

Certo aveva trovate stupide o troppo ardite le mie ultime parole. Ne soffrivo e ne godevo insieme, parendomi aver veduto un poco del suo sentimento. Com'era fine, come era elevato! Adesso bisognava toglier l'equivoco subito. Mi addormentai verso la mattina, sognai che spiegavo tutto a Mrs. Yves, che la dolcissima voce mormorava: lo sapevo, lo sapevo; ma che il viso era triste.

E soffrivo di non avere il coraggio di dichiararglielo, e di esser convinto che, forse, non avrei potuto ottenerla da quella invincibile sua indifferenza morale.

« Come mi ammalai non lo so. Ma viveva ancora la tua povera mamma che io soffrivo gi

Soffrivo e non volevo mostrarglielo; piangevo in segreto e mi presentavo a Lui sorridente e gaia; ma a tutto il mio lavorio di indifferenza Egli ne opponeva un altro egualmente tenace di durezza, quasi di sprezzo. Il maggior punto della sua difesa in questo senso era di non intrattenermi più de' suoi pensieri, de' suoi progetti, de' suoi sogni.